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Attualità venerdì 13 novembre 2020 ore 12:09

"Intorno all'allevamento intenso odore di letame"

Arpat conferma le maleodoranze ai Fabbri: "Le emissioni sono prevalentemente di ammoniaca. Sono state informate le autorità per i provvedimenti"



PONTEDERA — "Nei dintorni dei box e dell'allevamento l'odore acre di letame risulta molto intenso. È ragionevole supporre che l'emissione di ammoniaca sia all'origine delle maleodoranze avvertite e segnalate dai cittadini. Le stalle non sono dotate di pareti, non è tecnicamente possibile il convogliamento delle emissioni in uno o più punti specifici; il contenimento delle emissioni può avvenire invece mediante la messa in opera di misure di mitigazione, volte a limitare il loro sviluppo. Di quanto emerso sono state informate le autorità competenti per i relativi provvedimenti".

E' questo il riassunto delle analisi svolte da Arpat, agenzia regionale per l'ambiente, ai Fabbri di Treggiaia, dove i cittadini hanno segnalato cattivi odori derivanti da una stalla nelle vicinanze dell'abitato (vedi articoli correlati). I controlli sono relativi ai mesi di agosto e settembre. Poche settimane fa Legambiente Valdera era intervenuta sulla faccenda dicendo che "Ai Fabbri l'azienda vuol fare altre quattro stalle".

"Nel corso dei mesi di agosto e settembre - hanno detto da Arpat - sono pervenute numerose segnalazioni di maleodoranze provenienti da un'azienda di allevamento bovini nelle località di Treggiaia e I Fabbri, nel Comune di Pontedera".

I tecnici Arpat sono intervenuti nelle settimane successive con due sopralluoghi, il secondo effettuato congiuntamente ai carabinieri forestali di Pontedera e all'Ausl Toscana Nord-Ovest, nell'azienda agricola indicata nelle segnalazioni.

"L'azienda agricola controllata - hanno spiegato da Arpat - effettua l'allevamento di bovini e bufalini da carne mediante stabulazione in stalle aperte su quattro lati, dotate di tettoia, con lettiera permanente a terra. Al momento del sopralluogo erano presenti 1100 capi, con peso stimato medio di circa 250 chili, suddivisi in 63 box: la lettiera risultava rappresentata dall'ammasso del letame bovino, alto circa 35-40 cm da terra, accumulatosi negli stalli per permanenza media dai 30 ai 60 giorni; una volta rimossa la stessa viene utilizzata in campo come ammendante".

Da Arpat hanno detto che "nei dintorni dei box e di tutto l'allevamento l'odore acre di letame risultava molto intenso. Dagli accertamenti effettuati, esaminando anche la documentazione amministrativa, sono risultate significative le emissioni in atmosfera, come talvolta accade negli allevamenti zootecnici".

Le emissioni rilevate sono:

  • ammoniaca (NH3) caratterizzata da un odore pungente. Si origina per volatizzazione dell'azoto escreto dagli animali già nella permanenza delle deiezioni all'interno delle stalle. La formazione di tale gas dai liquami zootecnici è dovuta all'enzima ureasi, la cui attività è fortemente influenzata dal pH e dalla temperatura. È ragionevole supporre che l'emissione di ammoniaca sia all'origine delle maleodoranze avvertite e segnalate dai cittadini;
  • metano (CH4) gas inodore, nel caso specifico l'emissione di tale gas deriva dai processi digestivi del bestiame (emissioni enteriche) e dalla degradazione anaerobica della sostanza organica contenuta nelle deiezioni;
  • protossido d'azoto (N2O) caratterizzato da odore lievemente dolciastro e poco percepibile. Questo gas può essere prodotto a causa di processi di nitrificazione e successiva parziale denitrificazione dei reflui e si sviluppa nelle fasi di stoccaggio e spandimento dei reflui zootecnici nel terreno.

"I vari tipi di gas menzionati - hanno chiarito da Arpat - che si vengono a produrre e si diffondono nell'ambiente circostante, si configurano come "emissioni diffuse". Considerato, quindi, che le stalle non sono dotate di pareti, non è tecnicamente possibile il convogliamento delle emissioni in uno o più punti specifici; il contenimento delle emissioni può avvenire invece mediante la messa in opera di misure di mitigazione, volte a limitare il loro sviluppo. Di quanto emerso sono state informate le autorità competenti per i relativi provvedimenti".

Nel frattempo anche una cittadina dei Fabbri ha scritto a QUInews Valdera: "Abito in Valdicava, il mio compagno ha costruito buona parte degli immobili di Piazza Balducci ai Fabbri, mia figlia ha un appartamento che si affaccia sulla piazza. Non voglio ripetere tutto ciò che è già stato detto dagli abitanti dei Fabbri ai quali si associano anche gli abitanti di Valdicava. Voglio sottolineare con forza di come l’amministrazione continui a gestire questa situazione, le menzogne non si contano, il sindaco si nega, mandando avanti le teste di legno: le promesse si sprecano, ma soprattutto quello che mi disturba è l’evidente presa in giro. Ascoltare i cittadini solo tre mesi prima delle votazioni, fare le riunioni al circolino Arci per parlare dei problemi e poi non risolverne neanche uno e poi niente, tutto dimenticato. Siamo carne al macello: i bambini mangiati dalle mosche, Gli anziani rinchiusi in casa, gli adulti depressi perché consci della loro impotenza. Questa amministrazione deve pensare alla collettività e non all'interesse del singolo".


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