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Cultura mercoledì 05 dicembre 2018 ore 17:20

Che emozione quel guerriero Longobardo

Nell'estate 2011 seguimmo passo passo gli scavi archeologici alla Scafa presso i ponti alla Navetta



PONTEDERA — Nella primavera-estate di sei anni e mezzo fa, chi scrive ha provato l'onore e soprattutto la forte emozione di essere il primo non archeologo né conducente di ruspe ed escavatori ad aver visto i ritrovamenti archeologici, romani prima e longobardi poi, scoperti nel vasto appezzamento di terra allora coltivato a girasoli, già podere La Scafa, destinato a ospitare una grande lottizzazione tra la circonvallazione da e per i ponti alla Navetta e il residence di villette Il Giardino. 

Quell'emozione che ancora resta non fu il frutto di un caso o di fortuna bensì delle settimane e settimane trascorse e seguire gli scavi che per iniziativa e direzione dell'orentanese Giulio Ciampoltrini erano condotti da Sara Alberigi, giovane quanto 'tosta' 'archeologa lucchese. 

Tutto era scaturito dalla necessità di realizzare una nuova tubazione per l'acqua, necessità che il sovrintendente Ciampoltrini trasformò subito in occasione per sperimentare la sua idea che quella zona potesse nascondere reperti e siti archeologici essendo vicina all'Arno, all'Era che allora sfociava in Arno proprio lì, all'Usciana e a un ramo poi dismesso del Serchio. Quattro fiumi e dunque una posizione ideale per la vita quotidiana: pesci, acqua a volontà e terreni fertili.

Non furono trovati resti etruschi che probabilmente c'erano e ci sono anche in quella zona mentre un grande complesso etrusco forse termale sarà scoperto un anno dopo, e per 'merito di una nuova tubatura del metano, in località Giuncaiola nell'ultimo lembo di terra pontederese al confine col palaiese. Ma vicino all'Armo ecco apparire resti di una fattoria romana con impianti per la vinificazione e, infine, un cimitero di età longobarda con 10 inumazioni di adulti e bambini, tutti con oggettini che li identificavano. Fino al capo villaggio, un guerriero sepolto con la sua spada accanto. Segno che lì fu attivo un villaggio longobardo poi identificato come Rapida e dismesso quando nascerà nel XIII secolo Pontedera, nome in riferimento alle rapide di fiumi.

Inizialmente il Comune di Pontedera non fu del tutto "contento" di questi ritrovamenti temendo che potessero ostacolare la grande lottizzazione già concordata, ma ahimé ormai ferma. Ma si trovò poi la soluzione del problema perché quei resti di 2000 e 1400 anni fa erano a ridosso della strada e sarebbero diventati una zona verde senza ostacolare le future costruzioni. Qualcuno invocò subito la realizzazione anche di un piccolo parco archeologico protetto, ma considerando i pro e i contro (ci volevano parecchi soldi) Ciampoltrini decise la ricopertura quasi immediata del resti umani. Che sono ancora lì, sotto la terra, facilmente ritrovabili. Sono lì anche a dimostrazione che anche Pontedera ha una storia, peraltro già valutata anche per i resti del villaggio neolitico (4-5 mila anni fa) ritrovati negli anni '80 lungo il canale Scolmatore e vicino a un altro ramo dell'Era.

Il villaggio con cimitero fu presentato nell'ottobre del 2012 al congresso europeo di Trento sulla civiltà longobarda dove ottenne un buon successo perché di solito i resti longobardi erano e sono sulle colline. E per iniziativa dell'Associazione di Cultura Classica, Giulio Ciampoltrini ha ricostruito in un incontro alla biblioteca comunale Gronchi, la storia dei ritrovamenti nella 'gloriosa' terra della Scafa e dei quattro fiumi.

Mario Mannucci
© Riproduzione riservata


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