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Cronaca martedì 10 novembre 2020 ore 18:00

"Chiusi a casa con un bimbo e nessuno ci contatta"

Sacchi di rifiuti (foto di repertorio)

Un operatore socio sanitario, positivo al Covid, racconta l'incubo vissuto con la moglie e il figlio di un anno. Partendo dalla spazzatura



PONTEDERA — Quattro famiglie si sono sottoposte ad isolamento domiciliare dopo che lui, operatore socio sanitario residente nel Comune di Pontedera, ha scoperto di essere positivo al coronavirus. Ma lo hanno fatto di loro iniziativa perché, ci assicura, nessuno dalla Asl lo ha mai chiamato per tracciare i suoi contatti stretti. Una situazione che si è cristallizzata così dal 27 ottobre, giorno in cui ha scoperto di essere positivo, trasformandosi in quello che non esita e definire "un incubo". In casa vive con la moglie, infermiera, e un bimbo di un anno. Nel frattempo, passate due settimane, ancora nessuna chiamata e i problemi si moltiplicano.

"Io e la mia famiglia stiamo attraversando un incubo - racconta -. Sono positivo al Covid dal giorno 27 ottobre con sintomi e ad oggi nessuno si è fatto vivo, nessun tipo di autorità. La cosa più brutta e che stiamo vivendo con chili di spazzatura in casa con un bimbo di un anno e mia moglie non sa neppure se è positiva o meno. Fortunatamente abbiamo un vicinato che ci sta aiutando con le cose di prima necessità, tipo andarci a prendere il latte e pannolini per il bimbo".

"Sono veramente sconvolto - prosegue -. Io e mia moglie siamo due sanitari, avremmo tanta voglia di rientrare a lavoro per dare una mano ai nostri colleghi ma finché l'Asl non ci rilascia un qualsiasi tipo di documentazione siamo come carcerati in casa. Ho provato a chiamare le varie autorità, alcune non rispondono nemmeno. Altre, tipo Geofor, o buttano giù i telefono o si scusano per mail per il disagio".

"Più che altro ce l'ho con il Dipartimento di igiene - sottolinea - perché finché non si muove quello la mia situazione e quella dei miei familiari non si sblocca. Sono riuscito a fare un secondo tampone, grazie al mio posto di lavoro, purtroppo risultato positivo anche se sto meglio. Ma quando chiamo la Asl niente, o non rispondo o buttano giù, non lo so. Ho provato anche a chiamare il nuovo centro dei tracciamenti a Carrara, nessuna risposta neanche lì, è una vergogna. Intanto i miei suoceri sono chiusi in casa, per fortuna ho i vicini che mi portano il latte e i pannolini per il bambino, senza contare che ho un'altra figlia, residente in un altro Comune, che chissà quando potrò rivederla. Mia moglie, intanto, per lunedì è stata richiamata al lavoro senza aver fatto alcun tampone..." 

"Spero che questa mio racconto possa servire a qualcosa - conclude -, perché così non si riesce proprio ad andare avanti".


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