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Attualità lunedì 25 aprile 2022 ore 07:30

La Vespa è "Bella Ciao"

Anche con lo scooter Piaggio gli italiani si godettero la libertà riconquistata dopo la dittatura fascista. Ne parla per QUInews Giuseppe Cecconi



PONTEDERA — LA VESPA E' BELLA CIAO

Un senso di libertà, la Vespa lo propose fin dal suo primo apparire. Infatti nel manifesto pubblicitario numero uno del 1946, si vede addirittura una giovane donna che sfreccia su una Vespa rossa fiammante. Ha la mano sinistra appoggiata sulla manopola della frizione, mentre con l'altra saluta festosa.

Saluta la libertà ritrovata dopo il crollo del fascismo, saluta la sua emancipazione: da poco le donne hanno conquistato il diritto di voto.

D'altronde questa voglia di essere liberi deve averla assaporata tutta d'un tratto anche Enrico Piaggio, allorché, il 25 settembre del '43, mentre era seduto in un salone dell'Hotel Excelsior di Firenze, fu l'unico fra i presenti a non alzarsi in piedi quando la radio trasmise il bollettino di guerra del generale fascista Rodolfo Graziani. Non se la sentì più di fare quella riverenza! Per punirlo di questo sgarbo, uno squadrista repubblichino della famigerata Banda Carità gli sparò a bruciapelo, riducendolo in fin di vita. Fu operato d'urgenza all'Ospedale di Careggi, e per salvarlo gli fu asportato un rene.

Enrico Piaggio con quel gesto dimostra di non appartenere più al passato e alla vecchia epoca totalitaria.

D'altronde a quei giorni alla Piaggio comandavano i Tedeschi, i quali avevano imposto di trasferire le officine di Pontedera a Biella. Enrico Piaggio, che non intendeva partecipare a questo esodo forzato, si era spostato a Firenze insieme ai suoi più fedeli collaboratori.

Ormai egli sa che non farà più le fortezze volanti. Ha in testa altre idee per Pontedera, e proprio queste nuove idee gli faranno concepire un veicolo rivoluzionario che permetterà agli italiani, non più irreggimentati, di muoversi pacificamente per ogni dove e a loro completo piacimento. Al posto delle sigle sibilline degli aerei militari, simili a una password, il nome Vespa sarà scritto in corsivo e in bella vista sullo scudo della sua carrozzeria, come una firma autografa di garanzia.

La Piaggio resterà sempre fedele all'immagine della ragazza che guida la Vespa rossa, a quell'icona femminista del dopoguerra, tant'è che per tacito accordo, tutti i nuovi modelli della Vespa sono sempre stati provati in anteprima dalle donne che lavoravano nell'azienda. Perché il veicolo doveva innanzitutto piacere a loro e soddisfare le loro preferenze di guida.

E non è forse vero che nel celebre film Vacanze romane, Audrey Hepburn è irresistibilmente attratta dalla Vespa, sente che gli si confà, che ha il garbo e l'eleganza delle scarpe fatte apposta per lei con le sue mani, da Salvatore Ferragamo nella sua bottega fiorentina. Ne è affascinata a tal punto, che vuol provare l'ebbrezza di svirgolare con essa fra la gente, e lo fa in pochi attimi concitati, ma con tale naturalezza e divertimento, che sembra un vero e proprio fuori copione.

Tutte le scene del film dovevano essere girate in sicurezza, con una Vespa senza ruote piazzata su un camion in movimento, tanto per dare l'impressione che

viaggiasse davvero. Ed utilizzando altresì le 'trasparenze', ossia dei fondali su cui erano proiettate scene di repertorio sulle bellezze di Roma, onde ambientare quella romantica favola moderna.

Ma il desiderio di rappresentare in modo neorealistico la storia prevalse su tutto, e alla fine fu data a Gregory Peck e Audrey Hepburn una vera Vespa rombante. La morbida e deliziosa 125 modello 51: la più bella del reame!

Negli anni molte donne dello spettacolo si sono cimentate in sella alla Vespa per farsi fotografare: Sylva Koscina, Paola Pitagora, Ornella Vanoni, Raffaella Carrà, Lucia Bosè, perfino Geraldine Chaplin. Sembrava una gara a chi era più seducente fra quelle bellezze e la Vespa.

L'immagine principale che attrae lo spettatore è senz'altro quella femminile, ma come direbbe Roland Barthes, il punctum che attira l'attenzione è indubbiamente la Vespa

Ugualmente molti attori famosi, spinti da chissà quale recondito impulso, si sono fatti immortalare a cavalcioni di una Vespa: Vittorio Gassman, Henry Fonda, Tyrone Power, Gary Cooper, Anthony Quinn, John Wayne, Anthony Perkins, Jean Paul Belmondo, e via e via, fino a Sordi, Fabrizi e tanti altri.

Tutti quanti si mettono in posa, appaiono statuari come nei ritratti dei dagherrotipi di fine Ottocento. Sono soddisfattissimi, con quell'ineffabile sorriso dei Kouros greci, sembra che facciano una foto ricordo accanto al Colosseo o alla Torre di Pisa

Giuseppe Cecconi

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Giuseppe Cecconi insieme a Lando testi è autore del Libro Il cielo sopra Varramista edito da CLD



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