Politica mercoledì 27 gennaio 2016 ore 12:00
“Le Unioni non fanno risparmiare”
Cobas si scaglia contro l'ente dei Comuni: “Sono serviti solamente a ridurre gli interessi dei lavoratori”. Critiche anche a Cgil, Cisl e Uil
PONTEDERA — Dopo i punti dei vista dei sindaci, dei consiglieri, degli ex sindaci stavolta è il sindacato Cobas a intervenire nel dibattito sull'Unione Valdera.
Giudizio critico da parte dei Cobas: “Per anni hanno raccontato che l’Unione dei Comuni rappresentava per l’ intera Valdera la risposta per una efficace gestione di funzioni fondamentali da parte dei Comuni. Invece, quanto delineatosi in questi giorni, esprime con drammaticità il punto d’arrivo di un Unione che oggi sembra andare verso la sua implosione”.
Secondo il sindacato c'era un evidente punto debole, ovvero: “Un'aggregazione forzata voluta dai sindaci e dalle oligarchie politiche, ma priva di una effettiva partecipazione delle comunità locali a tutela del controllo dei cittadini sui servizi erogati in termini di qualità, costi e forme di gestione”.
“Ammettere, come ha fatto tempo fa l’attuale presidente dell’Unione Valdera (“non si fanno le fusioni su studi matematici, serve un ragionamento politico”), che non si può limitarsi ad accettare, da spettatore, l’ attuale “inerte andazzo politico”, tra fusioni e unioni. Questo perché alla fine la perdita di sovranità delle comunità, unita a quelle di competenze e professionalità del personale dei singoli comuni, porta a una gestione organizzativa dei servizi definita “da condominio”, che però vanno intesi come mancanza di controllo, abbassamento dei salari e dei diritti in forza di processi di esternalizzazione ovvero ad aumento della precarietà e dell’incertezza occupazionale”.
Cobas sposta poi l'attenzione sui costi, sulla perdita dei diritti dei lavoratori e sul mancato coinvolgimento dei cittadini: “Non abbiamo mai creduto alla favola di una razionalizzazione conseguente alla creazione di minori posti di vertice, perché ai minori numeri in termini di dirigenti e responsabili ha fatto quasi sempre corso un aumento delle loro indennità e un loro maggior condizionamento dalle scelte della politica. Questi processi andrebbero denunciati pubblicamente al contrario di quanto fanno Cgil, Cisl e Uil. La prossimità delle decisioni in materia di pubblici servizi, gestiti e organizzati dai Comuni all’interno del proprio territorio, rappresenta il vero scontro contro i poteri forti, da esprimere dentro un conflitto sociale per un modo diverso di gestire l'ente locale. Su questi temi, i fruitori dei servizi erogati da comuni, cittadini e cittadine titolari di diritti sociali, devono fare fronte comune con il personale che opera direttamente o indirettamente all’ interno dell’Ente, riproponendosi con forza quali attori principali di un modello gestionale dei servizi che il dibattito di questi giorni sul futuro dell’Unione ha per disinteresse dimenticato”.
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