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Attualità giovedì 26 luglio 2018 ore 13:30

Fiat-Piaggio, un cammino quasi parallelo

La morte di Sergio Marchionne ha aperto un grande dibattito sui suoi meriti e demeriti



PONTEDERA — In questi giorni si parla e ci si divide sul comportamento dello scomparso Sergio Marchionne che da una parte, si dice, ha salvato la Fiat e dall'altra ha molto ridotto il personale. Ma se 25 anni fa, quando cominciò il periodo di decadenza, la Fiat ha perso in Italia 50 mila posti di lavoro, circa un terzo della sua quota massima raggiunta fra tutti i suoi settori, anche la Piaggio ha percorso più o meno la stessa strada, in discesa, perdendo in Italia circa 10 mila dipendenti sulla quota massima di 13-15 mila di un quarto di secolo fa.

Del resto, che la Fiat e la Piaggio abbiamo spesso viaggiato parallelamente, pur con numeri diversi, lo si è sempre saputo. Oggi la Piaggio ha circa 3 mila dipendenti di cui poco meno di 2500 nello stabilimento di Pontedera che insieme a quello di Pisa, al centro ricambi e alla direzione di Genova, era arrivato alla quota già ricordata. Anche l'acquisto di storici marchi come Gilera, Aprilia e Guzzi - ma anche l'acquisto, che durerà poco - della Bianchi, non ha portato grandi contributi di personale, mentre come la Fiat, ora Fca (Fiat Chrysler Automobiles) anche Piaggio usa massicce dosi di ammortizzatori sociali. 

La perdita di personale più grossa alla Piaggio fu quella dei primi anni '80, subito dopo il boom di fine anni '70, quando in un sol giorno, forse il giorno più nero dell'occupazione pontederese, furono messi a cassa integrazione 'sine die', senza limiti di tempo, ben 3250 lavoratori. Dieci anni dopo con l'arrivo di Giovanni Alberto Agnelli ci fu un'inversione positiva di tendenza, ma presto ricominciò la decadenza occupazionale fino all'acquisto di Roberto Colaninno che ha salvato la Piaggio dal peggio che qualcuno vedeva sicuro, istaurando una strategia soft, meno traumatica, di riduzione del personale insieme a quella degli ammortizzatori sociali ormai fissi da anni.

Mario Mannucci
© Riproduzione riservata


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