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Attualità lunedì 28 dicembre 2020 ore 13:30

​Il Sandro scrittore e filosofo

Sandro Mazzinghi
Sandro Mazzinghi

Giuseppe Cecconi, pontederese appassionato della città e di Mazzinghi, racconta le vicende del grande campione: "I suoi libri sarebbero da ristampare"



PONTEDERA — Giuseppe Cecconi, pontederese doc, già professore di lettere laureato a Firenze e autore di molte pubblicazioni, ha scritto un ricordo di Alessandro Mazzinghi e un breve intervento sui tre giovani studenti pontederesi morti da volontari nelle battaglie risorgimentali con l'invito di Cecconi a studiare più approfonditamente quelle vicende.

"Quando Alessandro Mazzinghi è morto, inevitabilmente sono riaffiorati i ricordi della sua sfolgorante carriera agonistica, mentre le sue benemerenze letterarie, inevitabilmente, sono state messe un po' in disparte. Io vorrei ritornarci sopra perché Mazzinghi ha scritto due libri autobiografici bellissimi: Pugni amari e Sul tetto del mondo. Egli narra soprattutto i sacrifici a cui si è sottoposto per ottenere i suoi trionfi sportivi e racconta i torti subiti, a cominciare dalla sua esclusione nelle Olimpiadi di Roma. Ma è la sconfitta nella rivincita con Benvenuti, che gli brucia di più. Ed aveva ragione! Proprio il giorno della sua morte, dopo cinquant'anni, è misteriosamente saltato fuori dalle teche Rai di Torino, l'unico filmato completo di quell'incontro che nessuno aveva mai visto, come se fosse stato segretato da qualcuno. Lì è documentato chiaramente che il KO che gli viene contato alla seconda ripresa, non era giusto: egli non cade, ma semplicemente perde per un attimo l'equilibrio come per una spinta dal dietro, e scivola appena appena battendo una ginocchiata col sinistro. Nient'altro! È in piedi, lucidissimo e desideroso di combattere, mentre l'arbitro, senza nessun motivo, lo conta fino a otto. Uno scandalo! Invece le quindici riprese dell'incontro destano solo ammirazione per entrambi: Mazzinghi e Benvenuti duellano come gli eroi omerici dell'Iliade, l'uno incalza, l'altro si fa indietro e risponde, sembrano Achille piè veloce e Ettore domatore di cavalli. Mazzinghi scrive i suoi libri nello stesso modo come quando tirava pugni sul ring, è diretto, cerca la verità senza tanti giri di parole, schiva i tranelli ideologici di ogni genere, colpisce il lettore con la sua stringente capacità dialettica.
Quando parla della miseria in cui viveva la gente della sua Pontedera al passaggio della guerra, è addirittura epico. Questo modo schietto, quasi agonistico, di esprimersi, sta alla base di un certo successo che ha avuto nella partecipazione ad alcune trasmissioni televisive di intrattenimento, in particolare a quelle del Maurizio Costanzo show. Dai e poi dai, picchia e ripicchia, a forza di riflettere sulle sue vittorie ma anche sui dolori che la vita gli ha riservato, piano piano Mazzinghi è diventato sempre più un intellettuale, un intellettuale sui generis impegnato ormai a cercare la ragione ultima delle cose che ha conosciuto. Una volta lo incontrai casualmente a Pontedera e mi complimentai con lui per un suo libro che era appena uscito. Inaspettatamente lui mi fece una confidenza strepitosa, mi spiegò cioè che i pugili, dopo appena un minuto, addirittura al primo scambio di colpi, sanno già chi è il più forte. Una scoperta bellissima questa, quasi una metafora piena di significati. Infatti, se così è, quanti inutili combattimenti, quanti assurdi scontri si potrebbero evitare nella vita sociale: basterebbe esaminare attentamente le ragioni addotte dai contendenti quando sono pronti ad accapigliarsi, per capire chi ha ragione, e fermarli prima che si facciano del male. Un Mazzinghi quasi filosofo dunque, che contraddice lo stereotipo di un Mazzinghi figlio del popolo, picchiatore indefesso, sempre contrapposto al raffinato ed elegante Nino Benvenuti rampollo della, diciamo così, borghesia perbenista. Semmai è vero il contrario, è Mazzinghi che ha saputo meglio del suo storico contendente, riflettere e scrivere con struggente raffinatezza sulle sue esperienze di vita nel mondo della boxe. Non so se i libri di Alessandro Mazzinghi siano ancora in commercio, comunque il Comune di Pontedera potrebbe farli ristampare e darli in omaggio in alcune occasioni istituzionali. Sulla Piazza Curtatone non ho niente da dire dopo che i familiari di Mazzinghi hanno fatto un passo indietro rinunciando alla intitolazione al caro Sandro. Ma siccome i difensori del nome storico della piazza Curtatone, hanno fatto a più riprese menzione di tre studenti di Pontedera periti in quella battaglia risorgimentale, sarebbe interessante dar corso a una ricerca storica per far conoscere a tutti i loro nomi, e chi erano, e che studi facevano, e dove abitavano di preciso. Per poi magari ricordarli anche nella toponomastica della città".

A rispondere a Giuseppe Cecconi ha pensato subito il nostro giornalista e storico Mario Mannucci: "I tre giovani studenti pontederesi morti nelle battaglie di Montanara, Palestro e Condino , sono Eugenio Balbiani, morto il 29 maggio 1848 a Montanara e la cui famiglia possedeva il bel palazzo di via della Misericordia, Giovanni Boldrini morto nella battaglia di Palestro nel 1949 e Adolfo Bertoli morto nella battaglia di Condino (nel Trentino) del 16 luglio 1866, terza guerra d'indipendenza con i volontari che seguirono Garibaldi, appunto, nel Trentino. In tutti e tre i casi i nemici erano gli austriaci".


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