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Attualità lunedì 16 novembre 2015 ore 18:30

Quando l'integrazione supera le diversità

I pensieri del consigliere comunale El Ghlid e del responsabile del Centro Islamico Mourad, testimoni di un territorio che lavora per la convivenza



CALCINAIA — Sveglia presto, colazione, giornate intere al lavoro, relax alla tv e in famiglia, a pregare di rado, magari giusto per le festività. Gesti semplici, quotidiani, compiuti da un qualche cittadino della Valdera, indistintamente che sia questo cristiano o musulmano, con l'unica eccezione che il giorno santo è per uno la domenica e per l'altro il venerdì. Differenza marginale, come ci tengono a sottolineare Yassine El Ghlid e Azizi Mourad, in ambiti diversi, testimoni locali di una cultura differente che ha saputo mischiarsi a quella del posto e che dopo fatti come quelli di Parigi, non sopporta veder associato il pensiero islamico a quello di terroristi fanatici.

Yassine, 26enne nato vicino Casablanca ma a Calcinaia da quando ha tre anni, è un educatore in una comunità per minori a Pontedera, studia scienze sociali ed è consigliere comunale nel suo paese eletto con centinaia di preferenze. Un caso particolare visto che, come lui, solo un'altra persona con il passaporto di uno Stato africano è riuscita in Toscana a ricoprire una carica pubblica per elezione diretta, a Scandicci.

“La mia famiglia è qui da trent'anni – ha raccontato Yassine -, mio padre si è trovato un lavoro sicuro e poi ha fatto venire in Italia me e mia mamma. Qui sono nati i miei fratelli e qui, in Valdera, siamo cresciuti, ci siamo impegnati per far parte di una comunità, ma soprattutto questa comunità ci ha ben accolti, il merito è più loro che nostro e la dimostrazione che in anni di politiche di accoglienza qualcosa è stato raggiunto, è stata la manifestazione di ieri mattina a La Rotta”.

Il fatto che la comunità della scuola araba si sia mossa per manifestare contro il terrorismo è infatti la prova di come questa si senta parte del territorio e anche in dovere verso di esso di dimostrare la sua contrarietà, la sua vicinanza, il suo sdegno.

“Ciò che stavolta mi ha fatto più male, a differenza del gennaio scorso con il massacro compiuto contro Charlie Hebdo dopo il quale tutti hanno difeso la sacrosanta libertà d'espressione – ha commentato El Ghlid – sono stati in questi giorni i titoli di alcuni giornali nazionali, come Libero e Il Messaggero, nonché diversi politici che hanno per l'ennesima volta associato la cultura musulmana a violenze che nulla hanno a che vedere con la religione islamica. Organi di informazione e personaggi pubblici che sembrano non rendersi conto del potere che hanno sulla formazione dell'opinione pubblica o che magari ne sono pienamente consapevoli e proprio per questo danno letture scorrette e giudizi insensati per fomentare la paura all'interno della società”.

Un pensiero condiviso anche da chi, da anni, fa parte della comunità della Valdera ma è anche la guida del Centro Culturale Islamico locale, Azizi Mourad.

Arrivato in Italia alla fine del '96, Azizi è cresciuto in Marocco e ora in Valdera lavora e cresce i suoi figli. “Nella moschea parliamo fra noi e siamo scioccati da questi fatti – racconta –. Queste persone non hanno nulla a che vedere con gli islamici, sono terroristi non fedeli, e come tali il loro intento è solo quello di destabilizzare gli equilibri della convivenza, fomentare e farci vivere nella paura. Per resistergli dobbiamo rimanere uniti, non c'è differenza fra noi. Da piccolo in Marocco avevo compagni di classe ebrei, giocavo con loro ogni giorno, come i miei figli fanno con i loro amici cattolici qui in Valdera. Tutti dobbiamo capire che non esistono grandi differenze – dice Azizi –, che il nostro bene sta nel vostro bene e viceversa”.

La moschea di Fornacette, secondo Azizi, è esattamente come una qualche parrocchia della Valdera: un piccolo luogo di culto frequentato da pochi fedeli durante la settimana e qualcuno in più per le festività. Una realtà tranquilla, che esiste sul territorio dal lontano 1999 e all'interno della quale non ci sono mai stati problemi. “Ormai – dice il rappresentante culturale – i musulmani che stanno qua da anni si sono inseriti nei ritmi della vita italiana, lavorano tutto il giorno, seguono il calcio, partecipano alle iniziative e non hanno neppure più il tempo di frequentare assiduamente la moschea”.

“Fatti come quelli accaduti in Francia – ha infine commentato Azizi – devono farci stare in allerta, ma devono anche spingerci a conoscerci meglio, a dialogare. I mezzi di informazione e le istituzioni giocano in questo un ruolo fondamentale, perché stimolino il desiderio di conoscere e non ci facciano dimenticare dopo una settimana, appena ricomincia il campionato di serie A, dello sdegno e della rabbia, ma piuttosto portino avanti nelle scuole, sul lavoro, nella vita pubblica la lotta a ogni forma di terrorismo”.


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