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Politica mercoledì 06 aprile 2016 ore 11:15

"Siamo contro alle fusioni obbligatorie"

Consiglio regionale a Firenze

Il sindaco di Terricciola Fais e altri colleghi chiedono a Rossi e ai consiglieri pisani di rivedere il documento sulla riforma delle autonomie locali



TERRICCIOLA — Una richiesta di modifica. E' ciò che chiedono al presidente della Regione Enrico Rossi e ai consiglieri regionali eletti in provincia di Pisa il sindaco di Terricciola Maria Antonietta Fais e altri sindaci dell'Alta Valdera e della Val di Cecina in merito al documento di proposta di risoluzione in merito agli orientamenti del Consiglio regionale in materia di fusione di comuni e di riforma del sistema delle autonomie locali che l'assemblea fiorentina ha in programma di discutere in questi giorni.

Secondo i sindaci, il documento fornisce "un indirizzo così lesivo di volontà democratiche direttamente espresse dai cittadini, su un tema tanto dirimente come la sopravvivenza o meno del loro Comune".

Ecco, di seguito, la lettera integrale sottoscritta dai quattro sindaci:

Carissimo Presidente Enrico Rossi e Consiglieri eletti in Provincia di Pisa,

abbiamo con molta attenzione letto il documento che vi accingete a discutere nella prossima seduta del Consiglio Regionale ad oggetto:Proposta di Risoluzione in merito agli orientamenti del Consiglio regionale in materia di fusione di comuni e di riforma del sistema delle autonomie locali.

La risoluzione proposta contiene l’auspicio e l’impegno affinché il Consiglio voti leggi di fusioni di comuni anche nel caso in cui nei referendum nei singoli comuni abbiano prevalso i “no”.

Il nostro di auspicio come quello di altri sindaci che ci hanno preceduto è invece quello che vorrete sottrarvi dall’adottare un indirizzo così lesivo di volontà democratiche direttamente espresse dai cittadini, su un tema tanto dirimente come la sopravvivenza o meno del loro Comune.

Le fusioni non possono essere obbligatorie, e l’unico quorum che le renda volontarie è quello della maggioranza favorevole dei votanti in ogni singolo comune. Non è accettabile che cittadini di un Comune decidano per quelli di un altro.

Contare i voti complessivamente espressi da tutti i comuni interessati, come indicato nella risoluzione, non rende la fusione volontaria, e individuare il quorum dei due terzi non cambia la sostanza: se i cittadini di un Comune votano in maggioranza “no” e quel comune viene comunque cancellato, quella fusione è sempre e comunque obbligatoria, imposta.

Noi siamo contrari alle fusioni obbligatorie, come non può che esserlo chiunque abbia a cuore il rispetto del voto popolare e la democrazia.

All'interno del documento vediamo inoltre inserito il seguente capoverso, “Ritenuto che riguardo alle unioni di comuni già costituite, sia opportuno consolidare i risultati raggiunti e continuare a perseguire il citato obiettivo di una gestione delle funzioni su ampia scala, disincentivando allo stesso tempo eventuali processi di frazionamento delle unioni stesse ad eccezione di quelli che si propongono l’obiettivo della fusione tra comuni in un quadro ulteriormente semplificato degli assetti istituzionali locali;”essendo Comuni che hanno, come ben sapete, appena deliberato nei Consigli Comunali il recesso da un Unione per costituirne una nuova, seguendo le normative vigenti in materia, ritengo che l'indirizzo proposto potrebbe essere lesivo nei confronti dei nostri Enti e nei confronti di quanti decidessero di rivedere il proprio assetto per assolvere all'obbligo delle funzioni in forma associata senza ricorrere alla fusione.

Si perde nella proposta quello che è l'obiettivo e l'interesse primario, relegando al solo mantenimento dello status quo delle unioni esistenti, rinnegando le problematiche e le eventuali necessità di frazionamento. Ed appare un ulteriore forzatura verso le fusioni.

Confidiamo dunque su una vostra azione affinché venga modificata la risoluzione, abbiate il coraggio e la responsabilità di fermare una deriva che non farebbe bene a nessuno, né ai cittadini che eleggendovi non erano a conoscenza che questi sarebbero stati gli indirizzi, né alle istituzioni che sono chiamate a rappresentarli e rispettarli.

Alta Valdera, 4 aprile 2016


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