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Imprese & Professioni mercoledì 25 luglio 2018 ore 09:00

L'epoca d'oro della Fiorentina

​In Italia il calcio è molto più di uno sport. Si tratta di un vero e proprio movimento culturale a sé stante che può competere con tantissimi altri eventi e che risulta molto più fruibili di tante competizioni sportive.



TOSCANA — Stiamo parlando, infatti, dello sport più praticato nel territorio italiano, oltre che di quello che suscita più passioni nel cuore dei tifosi e degli appassionati di questa disciplina. In Toscana, terra del mitico Palio di Siena e culturalmente uno dei traini più solidi del Belpaese, il calcio era già dai tempi del Medioevo un'attività importante: il calcio fiorentino, più fisico e meno tecnico, è stato all'origine del calcio di adesso, ed è un'attività che si pratica ancora. E, scavano nei ricordi calcistici della regione, è logico ricordare con piacere e anche con nostalgia le imprese della Fiorentina, l'unica squadra toscana a coronarsi campione d'Italia. Andiamo dunque ad avventurarci nella storia trionfale della società viola.

Hamrin e i primi trionfi

Fondata nel lontano 1926, stesso anno di nascita del Napoli, la Fiorentina si contraddistinse da subito per il colore viola della sua maglia. Nessun'altra squadra, infatti, vestiva con indumenti di questa tonalità. Le partite della squadra del capoluogo toscano si sono giocate dal 1932 nell'attuale stadio Artemio Franchi, costruito nel quartiere Campo di Marte e intitolato a uno dei principali dirigenti sportivi italiani dal 1993, mentre fino a prima di questo nuovo battesimo era chiamato stadio comunale.

I trionfi per la Fiorentina, che doveva far fronte alle grandi potenze del Nord, iniziarono ad arrivare intorno agli anni '50. Dopo il primo Scudetto conquistato nella stagione 1955-56, la dirigenza viola decise di puntare su uno sviluppo della società e della squadra puntando su acquisti importanti. Tra tutti quanti spiccò Kurt Hamrin, attaccante svedese che fece la storia della società viola dal 1958 al 1967. I suoi 151 gol in 289 partite parlano da soli e sono stati per molto tempo un record assoluto in maglia viola. Lo svedese era l'idolo totale della tifoseria fiorentina e a coronamento delle sue grandi prestazioni arrivarono due Coppe Italia e una Coppa delle Coppe, l'unico trofeo internazionale nella bacheca della Fiorentina. Soprannominato l'Uccellino, Hamrin resterà per sempre nel cuore dei tifosi della Curva Fiesole e degli altri settori dello stadio Franchi, anche se in seguito arriverà un giocatore che lo metterà in secondo piano.

L'epoca Cecchi Gori

Sebbene nella prossima stagione di Serie A la Fiorentina non sia una delle favorite alla vittoria dello Scudetto, mentre la Juventus è la principale candidata con una quota di 2,05 secondo le previsioni di Betway addì 20 luglio, la squadra viola, che veste Le Coq Sportif, può vantare un passato recente nel quale era una delle candidate allo Scudetto, come ben ricordano gli almanacchi di una rivista importante come il Guerin Sportivo, una delle principali voci del calcio italiano degli anni '90 e 2000. E fu proprio in quel periodo che la Fiorentina fece un salto di qualità, soprattutto grazie alla presidenza di Vittorio Cecchi Gori, celeberrimo produttore cinematografico toscano che aveva molto a cuore le vicende della squadra di calcio del capoluogo. Dopo aver ereditato la società dal padre Mario, Vittorio iniziò una serie di investimenti importanti per potenziare la sua squadra del cuore.

L'arrivo di Batistuta

La più grande intuizione fu quella di andare a pescare in Argentina l'attaccante Gabriel Omar Batistuta, centravanti potentissimo ma ancora poco conosciuto in Europa. Nonostante la retrocessione in Serie B nella stagione 1992-93, la Fiorentina risalì in A grazie ai gol dell'argentino, che divenne un simbolo assoluto della squadra. Fu proprio lui a sostituire Hamrin nel ruolo di idolo assoluto della Viola, tra gol e prestazioni sopra le righe, dimostrando un grande attaccamento alla piazza e un'abnegazione fuori dal comune. Quello che forse è stato il centravanti argentino più forte di sempre, divenne tutt'uno con la città e iniziò a costruire una leggenda unica.

Il Re Leone, come lo chiamavano per la sua folta chioma tendente al biondo, conquistò Firenze con tanti gol e possiede tutt'oggi il record di 11 giornate consecutive in gol nella stagione 1994-95, proprio in maglia viola. In totale, dal 1991 al 200, sono stati 168 i gol in 269 presenze con la Fiorentina, a conferma di una media gol impressionante che, tuttavia, non servì per vincere lo Scudetto. Di quella Fiorentina, infatti, con Rui Costa, Toldo e Olivera ad aiutare Bati in attacco, si ricorda soprattutto la vittoria della Coppa Italia e della Supercoppa Italiana, entrambe arrivate nel 1996. In seguito, per via di vari debiti, Cecchi Gori fu costretto prima a vendere l'argentino e altri pezzi da novanta e in seguito trascinò la Fiorentina al fallimento.

La risalita dall'inferno

Dopo l'acquisto della proprietà da parte della famiglia Della Valle nell'estate 2002, la Fiorentina iniziò una lenta risalita partendo dalla Serie C2. L'impegno di un calciatore come Angelo di Livio, capitano in A prima del fallimento e poi in viola fino al 2004 nonostante la retrocessione, fu importante per ricreare un ambiente vincente. La Fiorentina riuscì finalmente a risalire in A alla fine della stagione 2003-04, per non lasciarla mai più. Sebbene non sia più riuscita a imporsi nei piani alti della classifica, la squadra viola vanta negli ultimi anni una serie di presenze nella Uefa Champions League, competizione nella quale arrivò agli ottavi di finale nella stagione 2009-10, quando si registrò anche la sua ultima partecipazione al torneo più prestigioso d'Europa.


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