Elena
di Malena ... - venerdì 12 maggio 2017 ore 15:00
Tutti sanno di Lui. Conoscono e riconoscono la via della Verità, ma pochissimi la intraprendono, proprio per il timore del cambiamento. Le amiche di Elena si prodigano nel dare consigli, nel proporre azioni o nel consolarla. Un maggio lontano, ma pur sempre vicino, Elena decide di porre fine alla sua attuale esistenza, lasciando tutti e tutto, senza dire niente a nessuno.
Prima ancora del sorgere del sole una creatura femminile delicata e al tempo stesso fragile, ma determinata, s’incammina verso la via Retta. L’arrivare ai piedi della montagna, che adesso le appare distante e gigantesca, non appartiene al presente, poiché solo in questo momento, esso lo diviene. Lo spostamento del vento avviene a Est, così rialzandosi segue l’istinto di andare in senso inverso, alla corrente. I rumori diventano sordi, incompatibili, surreali, quando la donna si ritrova a metà strada, nei pressi di un piccolo ruscello, dalle acque trasparenti.
Il sonno non si risica a venire, tanto sarebbe ricacciato da lei in malo modo, al pari dei cattivi animali, così continua il suo cammino con una piccola torcia, estratta dalla sua saccoccia. Deve continuare il suo viaggio, fosse l’ultimo della sua vita.
Incontra finalmente l’Uomo, l’Eremita, il Santone. Elena non sa cosa fare. Elena non riesce ancora a dire niente. Solo dopo Elena riesce a descrivere l’Eremita. Gli occhi penetranti dell’uomo (gli unici a sembrare giovani) le parlano insieme alla voce cavernosa: “So perché sei qui e cosa stai cercando di raggiungere…”. Non c’è la civiltà a infestare l’ambiente, né all’interno né all’esterno della casa. Emozioni indistinte, sconfortanti, sconvolgenti accompagnano la notte, sulla stuoia di paglia intrecciata, dove Elena ha disteso il suo corpo. La mattina arriva, dopo che il sonno agitato della donna in parte ristoratore, ricopre come la terra, il seme, la mente di Elena.
Il Santone incomincia a parlare con la voce della sera prima, quando si rivolge alle orecchie di Elena, continuando nel dire: “Alzati e spogliati di questi abiti che porti. L’aria colpisce ogni fibra del suo organismo e il freddo della mattina, s’insinua nelle sue ossa, facendola rabbrividire, ma mai quanto la voce dell’uomo alle sue spalle, che la fanno trasalire: “Faremo questo esercizio finché il tuo corpo non si sarà abituato agli sbalzi di temperatura e perciò rimarrai fuori tutto il giorno, senza cercare mai riparo."
Elena scruta l’uomo allontanarsi e se in parte non capisce il tutto, comincia a odiarlo un poco. Tutto ciò che distrae l’uomo, lo allontana dai veri valori. Imperterrita e tenace Elena insiste nel seguire gli insegnamenti di quel vecchio, convinta di riporre la sua fiducia in buone mani. Dovrai ascoltare il tuo corpo.”Paura, inedia, ansia e quant’altro si possa immaginare, se un altro si mettesse al suo posto. Finché passato il tempo, dove non sa più se è giorno o notte, albeggiare o imbrunire, l’uomo non decide che è l’ora, andando a cercare la donna.
Elena non è più la stessa. Non ha uno specchio per guardarsi fuori, ma ha la misura della sua interiorità, che non riconosce più, essendo sorda e amplificata al tempo stesso. L’uomo continua a imporle il silenzio quando lei accenna dire qualcosa. A un certo punto le chiede di scegliere un sasso e di descriverlo: “Comincia dalla forma, dal colore, dal peso, insegui i contorni della sua superficie, commenta quello che suscita in te…”. La voce della donna finalmente è udita dal vecchio, ma sa bene che nemmeno lei, la riconoscerà, così come fosse nuova: “Il sasso che ho scelto è levigato….”
Interrompendosi per abituarsi al suo nuovo tono, continuando sul suo silenzio: “Chiaro, liscio, tondo e senza spigoli, sembra profumi di terra bagnata e…”, ma intuisce di parlare di sé. Nel mezzo della fitta vegetazione, esiste un covo di serpi. “Vai adesso” Le dice il Maestro. La raccomandazione è oramai alle sue spalle, quando sente: “Guarda negli occhi il nemico. Usa la forza e l’intensità del tuo sguardo”.
Inizialmente incerta, ma con la grinta necessaria, sicura di quel che sta facendo, Elena si siede per terra ed esegue l’esercizio dettato dal suo Maestro con naturalezza, segno che è sulla buona strada. Passa del tempo. Non si sa quanto. Trascorrono ore accumulando parti di tempo, finché l’uomo non prende Elena da una parte e la porta all’interno della dimora con queste parole: “Quanti anni mi dai?”. Elena non sa cosa rispondere a quella domanda inusuale: “Non saprei… di sicuro sopra gli ottanta…”.
La donna oramai abituata alla sua nudità, non fa caso alle sue mani, quando la distende sulla stuoia, non avendo mai considerato alcun tipo di approccio in quel senso. La delicatezza delle mani impercettibili, senza mai toccare veramente quella pelle delicata, le fa solo sentire però il calore irraggiato dai palmi, inquietando Elena immediatamente. Smania e sofferenza mista a piacere sull’epidermide della donna. “Dovrai allenarti a fare questo al tuo uomo. Quando sarai in grado di fare questo passaggio, dal cielo alla terra e viceversa, così come riesco a fare io l’uomo sarà completamente tuo poiché anche lui proverà tutto questo”.
Giorni e giorni d’immensa fatica, per realizzare le movenze del corpo e l’esercizio degli occhi per far godere quell’uomo dall’età indefinita, ma alla fine Elena riesce nell’intento e così ha il benestare per tornare a casa, tra le sue cose. Il ritorno da un viaggio è sempre più facile dell’andata, indipendentemente dall’esito del percorso, ma adesso in Elena c’è un sapore nuovo. La luce nuova nello sguardo, l’espressione serena, i tratti appagati da chissà quale piaceri e la serenità del sorriso, accompagnano la donna, ovunque lei vada.
Ogni tanto Elena ripensa agli insegnamenti ricevuti e al suo Maestro, informandosi con la gente del posto, ma nessuno ne sa più nulla e per quanto è possibile, l’eventualità della sua morte, non è neppure remota. Oggi Elena è una donna felicemente sposata e a sentire il marito non esiste femmina migliore di lei nell’intero universo.
Malena ...