Non possiamo tacere
di Don Andrea Pio Cristiani - sabato 03 novembre 2018 ore 15:16
Nello spirito di una sana e costruttiva dialettica politica mi sento di esprimere un mio parere, spero condiviso da tutti gli appartenenti al Movimento, a proposito di alcune leggi concernenti l'accoglienza dei migranti che minano il principio egualitario della dignità di ogni essere umano e ne limitano la libertà.
Si stanno attuando palesi disposizioni discriminanti in merito alla nuova condizione che si è creata per questi giovani fuggiti dalla miseria e dalle guerre che vorrebbero imporre la chiusura serale dei loro esercizi commerciali o la reclusione obbligatoria nei centri di accoglienza straordinaria dalle ore 20.00 della sera fino alle 6.00 del mattino, creando fasce orarie di coprifuoco di incomprensibile attuazione ed evidente ingiustizia.
Mi preoccupa il destino incerto di coloro che non otterranno il diritto di asilo o la protezione umanitaria. Che cosa succederà una volta respinta la loro istanza? Si manifesterà una nefasta condizione di clandestinità, creando la condizione di un sotto-apolide che, a differenza degli apolidi, non avrà alcuna protezione legale. Perchè non dargli almeno le stesse condizioni previste per gli apolidi? Il rischio incombente è che questi clandestini vadano ad aumentare sempre di più il torbido mondo della criminalità, che abbasserà ulteriormente la sicurezza civile con l'effetto domino di far crescere paure e razzismi.
Al governo chiedo, e sono certo che insieme a me molti si uniranno, di ricollocare al centro la persona umana, di ripristinare il diritto sacrosanto alla libertà. Questi non sono criminali! ma lo possono diventare facilmente, divenuti clandestini. E' necessario e urgente ricondurre le disposizioni governative allo spirito della nostra Costituzione e dei diritti umani universalmente sanciti.
Vorrei invitare il governo a individuare uno strumento giuridico non limitativo dei diritti umani per quei cittadini irregolari, ma corretti e meritevoli, che possa offrire loro la libertà di ritorno nei loro paesi di origine inseriti in progetti di cooperazione o di accompagnarli nell'attività lavorativa per il raggiungimento di una piena autonomia in Italia o nei paesi europei, dove potrebbero ricongiungersi anche con i loro eventuali stessi familiari."
Don Andrea Pio Cristiani