Cultura domenica 15 febbraio 2015 ore 19:19
Grande museo a Livorno, ma le opere sono di Pisa
"Sono d'accordo con Nogarin" dice il collezionista Pepi. Che poi racconta di Keith Haring e Tuttomondo, Sgarbi e Zeb: "E' ancora vivo, guardate qua"
CRESPINA — Una vita spesa per l'arte e una grossa parte della sua collezione potrebbe trasferirsi a Livorno, in nuovo grande museo. Carlo Pepi, 78 anni, è un collezionista di fama mondiale, con circa ventimila opere di sua proprietà (“E' un conto approssimativo” dice), tra cui lavori di Modigliani, Fattori, Picasso, Klee, Keith Haring.
A Qui News Valdera ha raccontato ricordi e passioni di una vita, da Fattori a Modigliani, dalle teste false a Sgarbi e da Keith Haring a Zeb, l'artista livornese scomparso qualche anno fa nel nulla.
Il collezionista pisano offre un assist a Livorno - Adesso che l'età avanza Pepi vuole fare un regalo, e invece di aprire le sue ville ai visitatori (“Quasi tutte le domeniche ho almeno cento visitatori, da tutto il mondo” spiega), vuole prestare le sue opere a Livorno per fare un museo permanente: “Ho già parlato col sindaco Nogarin – racconta – è venuto a casa mia quando non era ancora stato eletto. Siamo d'accordo per creare nella città labronica un grande museo. Io sono il più grande collezionista di Fattori. Livorno è una città straordinaria dal punto di vista artistico. C'è una fertilità di pittori che non si trova da nessuna altra parte”.
Keith Haring - In attesa di veder nascere il museo livornese Pepi con passione ci guida nelle due ville di Crespina. Decine di stanze piene di opere d'arte: “Keith Haring? Ho diverse opere – racconta - lo difesi alla fine degli anni '80 quando venne a Pisa a fare l'opera Tuttomondo. La giunta comunale non aveva capito che avevano a che fare con un grandissimo artista. Grazie anche alla mia mediazione e ai frati che dettero il muro è nato Tuttomondo. Poi la Saint Gobain offri i vetri che ancora proteggono l'opera”.
Teste di Modigliani, Sgarbi e i falsi – Pepi è salito più volte alla ribalta della cronaca: “Ho fatto varie perizie (mentre parla mostra decine di articoli, ndr) per esempio nel 1984 quando uscì la storia delle teste di Modigliani, che erano palesemente false”. Oppure quella volta che la strada di Pepi s'incrociò con quella di Vittorio Sgarbi: “Andai all'inaugurazione di una mostra di disegni giovanili di Modigliani. Peccato fossero falsi, così chiamai le forze dell'ordine e feci sequestrare la mostra”.
La passione per l'arte – L'amore per la pittura risale a quando Carlo Pepi era un bambino: “Solo mia nipote mi segue, in famiglia nessuno si interessa o si è interessato di arte. Il momento cruciale fu nel 1943, avevo sei anni e conobbi le opere di Van Gogh. Dopo ho provato anche a imbrattare le tele. Ma amo l'arte e la capisco e so chi vale e chi no”. Pepi parla e cammina, le opere sono appoggiate un po' dappertutto, anche in bagno, sul bidè e sul wc: “Come faccio? Quando devo andare in bagno sposto i quadri dal wc e poi ce li rimetto”. Il collezionista ha anche dei falsi, come delle teste finto-Modigliani che tiene in giardino: “Sono falsi venuti male, che feci fare per dimostrare l'incapacità della critica nel valutare le opere d'arte. Non sono però riuscito a buttarli via, li tengo all'aperto, senza protezione”. In passato Pepi ha subito anche dei furti: “I ladri hanno provato a entrare tante volte. Hanno rubato delle opere di Jeanne Modigliani, la figlia di Amedeo, scomparsa nel 1984, nel centenario della nascita del padre e secondo me uccisa da qualcuno che aveva interessi oscuri”.
Zeb è vivo – Davide Fedi, in arte Zeb pittore e precursore della Street art (“Molto interessante questo movimento, anche se non si può collezionare” chiosa Pepi) è o era amico di Carlo Pepi che tra le sue opere ne ha una che potrebbe essere usata proprio per sostenere la tesi che Zeb sia fuggito da Livorno e dall'Italia, ma non dal mondo: “Il monumento a Zeb sì, è un'opera che mi ha dato diversi anni fa. C'è scritta la data di nascita e al posto di quella di morte c'è una persona che fa il gesto dell'ombrello. Secondo me – aggiunge Pepi – Zeb non è morto, è su qualche isola sperduta. Quando era ancora qua ci vedevamo, siamo amici, mi cercò lui scrivendomi però che dovevo andare io a trovarlo, perché non aveva la macchina”.
René Pierotti
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