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Cultura lunedì 01 dicembre 2014 ore 17:23

Dai fornelli a Dostoevskij

Claudio Selva, 31 anni
Claudio Selva, 31 anni

Claudio Selva dieci anni fa era chef in un ristorante della costa: "Stare in cucina non mi piaceva così ho mollato tutto e ho iniziato a scrivere"



PECCIOLI — Ha iniziato a leggere a quattro anni e pochi mesi fa ha pubblicato il primo romanzo, intitolato Y. Claudio Selva, 31 anni, nato a Pisa, faceva lo chef in un ristorante a pochi metri dal mare, guadagnava bene ma non era felice a stare dieci, dodici ore in cucina, così ha abbandonato pentole e padelle per fare lo scrittore: “Era il 2003 – racconta - avevo vent'anni e uno stipendio di quasi 1500 euro al mese, ero uscito da qualche mese dall'istituto alberghiero di Pisa e avevo trovato lavoro in un ristorante sulla costa, in provincia di Livorno. Prima aiuto cuoco, poi chef. Ma non mi piaceva così mi licenziai e subito dopo mi iscrissi a filosofia. Penso di essere uno dei pochi ad aver fatto l'alberghiero e poi filosofia”.

Dieci anni di studi, viaggi e lavori saltuari fino alla nascita di Y, il suo primo libro: “Fino a 18 anni ho vissuto a Fabbrica di Peccioli – dice - poi sono stato a Pisa, Donoratico, Calcinaia, Castagno d'Andrea, Venezia, Leicester e Firenze. Ho fatto tutti i lavori che mi capitavano tranne il cuoco perché nel frattempo sono diventato vegetariano. Y è un romanzo che unisce ricordi, sogni, fantasie erotiche, persone che ho conosciuto e allucinazioni. Da quello che mi dice la gente che lo ha letto si presta a varie interpretazioni”.

Il percorso per arrivare al primo libro è stato lungo, così come difficile è fare lo scrittore in Italia: “Da piccolo ero fissato coi libri – rivela - quando avevo quattro anni i miei non ne potevano più di leggermi le fiabe ogni giorno, così mi insegnarono a farlo da solo. Iniziai subito a leggere tutto quello che trovavo, romanzi di avventura, gli Urania di mio padre, un vocabolario e un'enciclopedia illustrata di quindici volumi. Ma la passione, il desiderio di scrivere l'ho scoperto davvero a quindici anni, dopo aver letto Memorie dal sottosuolo di Fedor Dostoevskij. Oggi lavoro per un'associazione che si chiama Studio Nuit e offre servizi letterari. Correggiamo bozze, scriviamo prefazioni, aiutiamo giovani scrittori a cercare editori non a pagamento, facciamo concorsi”. Tante attività anche se guadagnarsi da vivere non è facile: “Per adesso non posso certo dire che mi mantengo con la scrittura. Quello che il pubblico non sa è che per esempio il vincitore del premio Strega vende in genere ventimila copie, oppure che uno scrittore può diventare famoso a livello nazionale (e va ospite in qualche trasmissione televisiva) quando un suo libro vende cinquemila, diecimila copie. Aggiungendo che lo scrittore guadagna tra il 7% e il 15% del prezzo di copertina si ha un quadro più chiaro: vivere facendo lo scrittore è difficile. Ma è una situazione simile al passato, Italo Svevo, nonostante la stima di James Joyce, lavorava nell'azienda di vernici del suocero. Y è pubblicato con la casa editricice I sognatori. Ho fatto diverse presentazioni, a Viareggio, Pisa, Firenze, Siena. Per adesso il libro sta andando bene, abbiamo venduto qualche centinaio di copie e siamo alla seconda ristampa”.

Intanto per chi vuole conoscere Claudio Selva e vuole ascoltare estratti di Y la prossima presentazione è a Firenze, venerdì 5 dicembre alle 18,30 al Mug, dietro piazza Santa Croce.

«Sembra incredibile, ma per quanto ti sforzi di guardare la pagina, di guardarla come se fosse piena di segni incomprensibili o anche solo di segni, non riesci a non-leggere. Lo puoi fare con una pagina scritta in cirillico o in arabo, se non sai l’arabo e il cirillico, ma con un alfabeto che conosci no, non ce la fai…» (Y, I sognatori, 2014, Claudio Selva)

René Pierotti
© Riproduzione riservata


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Un'intervista doppia con Claudio Selva e un altro giovane scrittore, Filippo Bernardeschi
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