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Cultura lunedì 18 luglio 2022 ore 12:39

​Miracolo a Pontedera

Per due anni, dal 2019, un nutrito gruppo di Normalisti, a costo zero, è venuto in città a leggere Dante con gli studenti del Professionale Pacinotti.



PONTEDERA — Tutto nacque dopo la proiezione di un documentario nella Sala Blu del Palazzo della Carovana, sede della prestigiosa Istituzione scientifica pisana. Il film faceva vedere Don Milani mentre insegna ai figli dei contadini e dei pastori nella canonica di Barbiana nel Mugello. Dopo questo evento, scossi nella coscienza da quella scuola dove gli alunni più bravi facevano da maestri a quelli più indietro, alcuni professori e allievi della Normale, decisero di incontrarsi con alcune classi dell’Ipsia, frequentate anche da molti figli di immigrati: quelli oggi più svantaggiati, scolasticamente parlando.

Fu stabilito di leggere insieme la Divina Commedia e Il corso fu intitolato, con spregiudicatezza, I cerchioni anziché i gironi di Dante. L’iniziativa partì alla grande, grazie alla smisurata cultura dei Normalisti, che riuscirono a trascinare in questa avventura poetica un gruppo eterogeneo di studenti del professionale.

La lettura dei Canti dell’Inferno si svolgevano alternativamente all’Ipsia e alla Normale. Com’è come non è, il Canto di Ugolino si tenne alla Torre Muda, detta della fame,lì in Piazza dei Cavalieri. Il caso volle che fosse il mese del Ramadan quando i musulmani non mangiano e non bevono fino al tramonto. E il caso volle ancora che un ragazzo senegalese, che in quei giorni si asteneva dal cibo, leggesse la terzina di quei versi famosi, dove si racconta che poi più che l’amor poté il digiuno. Il Canto trentatreesimo fu declamato sotto gli straordinari affreschi di Buffalmacco, al Camposanto Monumentale di Piazza dei Miracoli.

Alla fine di questo ciclo, fu deciso di svolgere la recita finale in Piazza della Stazione a Pontedera, dove, a pensarci bene, vivono molte persone di un altro mondo.

E così un sabato pomeriggio, gli studenti e le studentesse dell’Ipsia, con abiti ispirati al modo di abbigliarsi nel tardo Medioevo, realizzati dalle classi della sezione moda dell’Istituto, insieme ai super sapienti della Normale, muovendosi tutt’intorno al basamento del monumento alla Vespa di Mino Trafeli, quasi fosse un palcoscenico, declamarono i Canti del Sommo Poeta. Un gruppo di ragazzi dell’Ipsia del corso degli audiovisivi, aveva sistemato alla perfezione i microfoni e gli altoparlanti.

L’evento suscitò la curiosità di alcuni extracomunitari che sostavano nella Piazza: i loro vestiti tradizionali, con quelle tuniche lunghe e colorate (bubu), si addicevano bene ai costumi di scena degli studenti. Fra il pubblico, seduti a godersi lo spettacolo, i genitori degli studenti, e alcuni personaggi della cultura pontederese incuriositi da questo azzardoso esperimento.

Alla fine grandi applausi, grandi emozioni, e grande gioia. Poi tutti cominciano ad allontanarsi alla spicciolata, quando un Senegalese inizia a suonare un tamburo, il tradizionale djembe. Era bravissimo, forse al suo paese era stato un vero professionista. La gente si ferma ad ascoltare le sue percussioni. Quella musica semplice, intensa e antica, si confaceva allo spettacolo di prima. Dopo una ventina di minuti la sua performance finisce e, come a volte succede coi suonatori di strada, qualcuno spontaneamente gli dà delle monetine. Lesto lesto, il nostro artista si toglie il cappello, e fa la sua questua.

La scena è simile a quella del film Luci della ribalta con Chaplin che interpreta un attor comico il quale, dopo grandi successi, è giunto al tramonto della sua carriera. Il suo nome d’arte è Calvero, e costui, come fece Tolstoj a ottant’anni, improvvisamente fugge da tutto e da tutti, e se ne va quasi come un pellegrino a giro per il mondo. Calvero, accompagnandosi con un mandolino, fa il menestrello per le strade di Londra, e chiede l’elemosina. Nessuno lo riconosce più. Se guardate il film in lingua originale, ascolterete Chaplin che canta con la sua voce un po’ roca. Canta le sue canzoni che lui stesso aveva composto, e per chiedere qualche monetina, si presenta con il cappello in mano, e dice in italiano: ce l’hai spiccioli? Chaplin parla in italiano, e ripete per due volte questa richiesta di denaro. Tutto il mondo è paese!

Questa storia è stata considerata molto importante in alto loco, tant’è che all’inaugurazione dell’Anno Accademico 2021-22 della Normale, presente il ministro Bianchi, sono state mostrate le foto dell’iniziativa di Pontedera, e illustrati i risultati di quella esperienza. La Preside dell’Ipisia, nell’occasione, è stata ricevuta dal Ministro che l’ha elogiata e ringraziata. Prendendo ad esempio Pontedera, il Ministro ha ricordato che la prima funzione che assegnò alla Scuola Normale il suo fondatore Napoleone Bonaparte, fu proprio quella di formare dei buoni educatori.

Nel periodo in cui i ragazzi dell’Ipsia leggevano Dante, c’è stato un altro avvenimento speciale nel quartiere della Stazione. Nella galleria della Coop, il Preside della Normale Luigi Ambrosio ha svolto una lectio magistralis a due classi dell’Istituto tecnico Marconi, sulle scoperte scientifiche di Alessio Figalli. Figalli, laureato alla Normale, ha avuto il premio Fields per la matematica, equivalente al premio Nobel.

La ricerca di Figalli concerne il cosiddetto lavoro ottimale che le forze della natura utilizzano sempre per consumare il minimo di energia necessaria. Così Figalli è riuscito a stabilire le equazioni che descrivono i movimenti delle nuvole, facilitando con questi sistemi, le previsioni metereologiche. Con lo stesso metodo si potrà analizzare, per esempio, il ritmo di accrescimento dei tessuti tumorali. Insomma da delle astrazioni matematiche, arriva un aiuto anche pratico nei confronti di problemi reali.

Figalli aveva fatto il Liceo Classico a Roma, perciò gli mancavano le basi della matematica. Nei primi mesi alla Normale, egli si sentiva fuori gioco, perché i suoi compagni di studio ne sapevano più di lui. Ma poi trovò la sua strada, e nessuno poté più fermarlo. Lui stava giorni e giorni rinchiuso in una stanzetta a studiare febbrilmente. Alla Normale ci sono aule bellissime intitolate alla memoria di persone illustri: L’aula Luigi Russo, l’aula Enrico Fermi, e così via. Quella dove stava rintanato a fare i suoi calcoli il nostro giovane matematico, i suoi amici normalisti la chiamavano, quasi per scherzo, l’aula Figalli.

A un certo punto, Figalli cominciò a tempestare di domande il Professor Ambrosio, ponendogli mille questioni. Allora il Professore, per calmarlo un po’, gli dette da studiare un tomo difficilissimo, e pensò che per qualche mese sarebbe stato occupato in quella lettura.

Ma dopo una settimana Figalli aveva volato quel testo complicatissimo, e di nuovo era a chiedergli altre spiegazioni. Fu così il Professor Ambrosio ebbe chiaro che c’era del genio in quel ragazzo.

Gli alunni dell’ITI ascoltano a bocca aperta. Loro, solitamente, studiano non per cercare una promozione sociale, ma per trovare un lavoro. Ma ora capiscono che se uno ci crede può raggiungere qualunque meta. Sono seduti nella galleria della Coop, in un quartiere difficile. Eppure il Direttore della Normale, la più prestigiosa scuola universitaria d’Italia, un centro di eccellenza mitico in tutto il mondo, è lì con loro, in una sede non certo accademica, e li invita a non accontentarsi, a mirare più in alto. Gli spiega che lo studio, in quanto tale, può essere una grande passione. Lui è vento in quel posto per dovere, solo perché desidera rispondere a una domanda di giustizia scolastica e di riscatto sociale che cinquant’anni fa pose alla coscienza di tutti Don Milani. Sembra una ierofania, più miracolo di così!

Se la comunità di Pontedera volesse, potrebbero essere riallacciati questi rapporti culturali fra la città e la Normale, per proseguire a largo raggio un’opera educativa per tanti studenti. Qualcosa del genere aveva pensato per il Sant’Anna Giovanni Alberto Agnelli, donando la Palazzina della Direzione Piaggio all’importante Istituto Universitario pisano.

Per la Normale, la sede idonea potrebbe essere Villa Crastan, o qualcosa di simile.

Anche su questo tema speriamo che si apra un sereno dibattito poetico.

Giuseppe Cecconi
© Riproduzione riservata


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