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Politica giovedì 14 luglio 2016 ore 18:30

"Volevamo rilanciare l’Unione, ci hanno bloccati"

Luca Favilli

Dopo giorni di silenzio dalla notizia della votazione del Pd di Ponsacco per l'uscita dall'ente, parla il segretario Luca Favilli



PONSACCO — Dopo giorni di silenzio, ecco l'intervento del Pd Ponsacco, a pochi giorni da quella galeotta riunione che ha sancito la linea della maggioranza del partito di voler abbandonare il sovraente comunale con sede a Pontedera.

E il primo commento e spiegazione arriva proprio dal segretario Luca Favilli, in risposta all'altro segretario, di Pontedera, Fabio Roberto Tognetti, che aveva bollato come frenetico e intransigente il comportamento dei colleghi ponsacchini.

Ecco, di seguito, la lettera integrale a firma del segretario Pd Ponsacco Favilli:

In questi giorni stiamo assistendo a un proliferare di articoli e articoletti, sulla stampa, che riguardano la votazione, avvenuta lo scorso lunedì 11 Luglio, con la quale l’assemblea del Partito Democratico di Ponsacco ha deliberato quasi all’unanimità l’uscita di Ponsacco dall’Unione dei Comuni della Valdera. Decisione che dovrà essere discussa con la maggioranza per poi essere condivisa con la popolazione e infine portata all’attenzione del consiglio comunale.

E’ curioso: per mesi abbiamo chiesto un confronto, per mesi abbiamo provato a tradurre in chiave positiva le criticità che attanagliano l’Unione, a rilanciarla, a cambiare un assetto che per il nostro territorio non è più sostenibile alla luce della crisi economica in atto e dei continui tagli ai trasferimenti statali.

Bene, per mesi tutti coloro che oggi ci stanno attaccando sulla stampa hanno nicchiato e impedito che un cambiamento avvenisse davvero. Per mesi non abbiamo ottenuto alcuna risposta: ma adesso sono gli stessi vorrebbero tirare le conclusioni, definendoci frenetici e intransigenti. Rispettiamo tutti, ma non possiamo tollerare mistificazioni della realtà che servono solo a gettare tutto in caciara.

Da parte nostra, possiamo rivendicare con orgoglio di aver fatto un percorso di partecipazione e di confronto serrato. Come Partito, siamo stati tra i primi ad aver avuto la forza di aprire un dibattito interno, che ha coinvolto tutti gli iscritti e le forze della nostra maggioranza.

Siamo stati gli unici, nella fase di crisi che si è aperta con l’uscita dei comuni di Peccioli, Chianni, Lajatico, Terricciola, ad aver elaborato una proposta politica chiara per rilanciare l’ente e uscire dall’impasse. Dopo la defezione dei comuni dell’Alta Valdera, che abbiamo vissuto con grande rammarico, c’era bisogno di un ripensamento generale dell’ente: abbiamo chiesto una Unione leggera che portasse a una importante riduzione dei costi e facesse dell’abbattimento della spesa corrente uno degli obiettivi portanti.

Dopo aver ripetutamente chiesto, senza alcun risultato, l’apertura di tavoli di confronto politico e amministrativo, indispensabili per rilanciare un progetto che stava terminando le proprie energie propulsive, abbiamo deciso di mettere per iscritto la nostra proposta: ma anche quel documento è rimasto a lungo senza risposta.

Chi non rispondeva è proprio chi oggi parla di irresponsabilità politica. Siamo stati matematicamente ignorati: questo sì, semmai, è stato un atteggiamento irresponsabile, irrispettoso e inadeguato alla gestione di cambiamenti che richiedevano risposte celeri per il bene dell’Unione e di tutti i cittadini.

Consapevoli che la politica è anche capacità di sintesi e mediazione, siamo stati disponibili a ricercare soluzioni di sintesi e di compromesso, facendoci carico delle istanze di tutti i soggetti coinvolti. Per tre volte consecutive, abbiamo raggiunto un punto d’intesa con il Presidente dell’Unione e con il Segretario provinciale del Partito Democratico, e per tre volte le proposte di riforma su cui si era trovato l’accordo sono state smentite il giorno successivo. In politica il rispetto degli accordi dovrebbe essere un assunto ineludibile.

Di quale senso di responsabilità parla il segretario del PD di Pontedera? Forse sarebbe stato più sensato e opportuno aver preso in seria considerazione le istanze e le voci che negli ultimi mesi sono arrivate da più parti e da più territori. Ma si sa, è sempre più facile puntare il dito, anziché fare autocritica. Se dal 2008 ad oggi già 6 Comuni su 14 sono usciti dall’Unione forse sarebbe meglio farsi delle domande e darsi delle risposte.

Caro Fabio, di intransigente e frenetico c’è solo il vostro atteggiamento di questi giorni: e in tutta amicizia mi pare il segno della vostra debolezza.


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