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Attualità sabato 21 marzo 2020 ore 08:30

Forza primavera, aiutaci!

Riflessioni e storie legate al virus, ai medici ora diventati eroi e alla nostra politica. Con raffronti col passato, presente e futuro.



PONTEDERA — Arriva la primavera che per il Leopardi brillava nell'aria - 21 marzo, solstizio, appunto, di primavera - anche se la prossima settimana, così pare, farà un passo indietro verso l'inverno. Come del resto è abbastanza naturale in questo periodo. Comunque, sull' Aprile inoltrato e portatore di qualche passeggiata oltre che del dolce dormire, conviene puntare e sperare. Di più non sappiamo cosa dire della Pontedera (e del mondo) ai tempi del virus (Màrquez: L'Amore ai tempi del colera) per cui ricorriamo a po' di storia e a qualche confronto socio-politico. 

Il primo è che i medici e gli infermieri, anche del nostro caro Lotti, sono diventati tutti eroi e anche un po' santi. Visto il difficile contesto, se lo meritano, lo diciamo con sincerità, ricordando però che fino a un paio di mesi fa erano spesso accusati, denunciati per eventuali o presunti errori e a volte anche maltrattati soprattutto al pronto soccorso. Speriamo che passato il virus si istallano situazioni meno tese. 

Se un po' tutti conoscono la seicentesca peste manzoniana - dalla quale Renzo Tramaglino e Lucia Mondella uscirono bene tanto da potersi sposare (con l'assenso di Fra Cristoforo che annullò il voto di verginità di lei) -  fa ancora effetto il milione e più di morti nell'Italia settentrionale, con punte di 250 mila a Milano e 240 mila a Venezia, fino ai 9 mila di Firenze perché il morbo arrivò anche in Toscana. Ma nel mondo e nella storia ci sono state molte altre epidemie, fino a quelle di terza categoria come la mucca pazza - 144 casi in Italia e 184.621 in Gran Bretagna - l'aviaria, e così via, che hanno fatto paura senza però morti accertate. 

Una ventina d'anni prima che Garibaldi sbarcasse (11 maggio 1960) a Marsala e risalisse la Calabria e la Campania fin sopra Napoli, nel borbonico Regno delle Due Sicilie scoppiò un'altra forte epidemia di colera - non abbiamo notizie certe sul totale dei morti - molto più devastatrice di quella del recentissimo 1973 che fece 'solo' 24 vittime. Vennero realizzati lazzeretti e il Re in persona li visitò più volte. 

E a anche in quel 1837 ci fu a Napoli l'inevitabile caccia all'untore - finì in prigione anche una famigliola che campava facendo le prime rudimentali fotografie - ma soprattutto in Sicilia il colera riaccese le storiche 'voglie' dei siculi di staccarsi da Napoli. Tanto che il Re Ferdinando II che guidava il regno sfottò in un "ai siciliani 'piace cummannà e non esse cummannati". Ma, ecco il punto, quel colera diventò anche un fatto, un caso, politico, peraltro rafforzato in chiave siciliana anche da personaggi, come Mazzini, che per fare l'Italia Unita le studiavano di tutte. In questo caso incolpando dell'epidemia Napoli e il suo Re.

Ma è con la socio-politica pontederese che vogliamo concludere: un mese fa gli argomenti più gettonati in città erano in primis la malnata strada di patto con le conseguenti vicende giudiziarie e il passaggio della presidente del consiglio comunale dal Pd al partito renziano - nel quale, fra l'altro, aveva cominciato la carriera - con l'incavolatura totale del Pd stesso che gridava al tradimento e chiedeva la dimissioni della 'rea'. Ma ora chi parla più della strada regina delle buche e del posto di presidente?

Ovviamente nessuno, pur se restano le offese politiche di tutti i tipi sui social che somigliano più a sete di sfoghi che a ragionevoli valutazioni. Ma c'è anche da sperare che l'auspicato e sempre più atteso futuro senza coronavirus apra una nuova fase, sì, difficile, ma meno violenta, della nostra vita. Placando un po' gli animi e gli stili quotidiani pur restando ognuno nelle sue convinzioni.

Mario Mannucci
© Riproduzione riservata


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