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Lavoro martedì 17 maggio 2022 ore 07:00

Il disegnatore, il galantuomo, il Sindaco, l'inventore

Le risorse umane della Piaggio nei racconti di Giuseppe Cecconi e Lando Testi nel libro "Il cielo sopra Varramista"



PONTEDERA — Negli anni '80 gli operai avevano molto peso in fabbrica, e con gli ingegneri e i disegnatori lavoravano ai banchi di prova in perfetta sintonia, gomito a gomito.

I disegnatori arrivavano da ogni parte della Toscana e costituivano un gruppo di massima eccellenza: probabilmente erano i più bravi d'Europa.

Molti venivano dall'Istituto Tecnico Aeronautico di Pisa. Per prima cosa dovevano dimenticare il disegno geometrico ad angolo imparato a scuola, perché le fresature sono a tondo, come ripetevano sempre i veterani di fabbrica.

Esaminiamo la storia di uno di loro, per capire la gran voglia di riscatto che c'era alla Piaggio in quegli anni.

Come nella canzone di Fabrizio De André, questa è la storia di Piero.

Piero entrò alla Piaggionel 1962 e fu messo a lavorare nel reparto Sala Prova Materiali, dove si testavano i componenti forniti dall'esterno. Per esempio l'asse della ruota veniva diviso in due, poi gli davano un agente corrosivo per vedere se si trattava di una semplice barra o di un pezzo stampato che è più resistente.

Dopo quattro anni l'Ufficio del Personale, esaminando le prove attitudinali che aveva fatto al momento dell'assunzione, lo convocò con altri cinque operai per una prova di disegno.

E fu così che in una bella mattina di primavera, Piero si ritrovò solo soletto davanti a un tecnigrafo dove, su un foglio di carta lucida, era rappresentato lo studio di un motore, di cui si vedevano “in trasparenza” tutti i meccanismi interni. Un tipico disegno industriale che presupponeva la conoscenza di ogni componente, per poterlo individuare e decifrare in un ammasso di righe. Lui aveva il compito di costruirci intorno un involucro, che doveva essere essenziale come la carta arrotolata sopra alle caramelle, ma anche con quello spazio minimo necessario a irrorarlo d'olio, o per umidificarlo con vapore lubrificante. Tale contenitore è chiamato in gergo carter. Il carter ha la stessa funzione protettiva del guscio per le chiocciole.

Vista la difficoltà, per Piero fu come prendere un cazzotto in testa. Inoltre lui che era abituato al disegno scolastico su fogli piccoli, si trovava davanti a questa grande tavola bianca che misurava tre o quattro volte la lunghezza della riga.

Gli sudavano le mani, osservava quella figura senza saper da dove cominciare. Meditava, perché bisognava capire quel disegno complicatissimo. Occorreva immaginarsi anche le parti nascoste, guardarlo a lungo per intuire la posizione del cambio, percepire cosa c'era dietro la parte visibile.Era necessariopensare in tre dimensioni, in 3D. Altrimenti non tiri nemmeno una riga!

Consiglia Simone Weil: “Quando in un problema di geometria si è ossessionati da un certo rapporto che arresta il pensiero, occorre guardare la figura” e sospendere il ragionamento, senza cercar di capire subito. E secondo la filosofa francese, lo stesso atteggiamento vale anche davanti a un'ostica versione di greco, che prima della traduzione deve essere contemplata, assaporandone perfino la bellezza grafica.

Anche il Nobel per la Fisica Giorgio Parisi raccomanda: “Un bravo studente deve riflettere sulla dimostrazione di un teorema fino a quando il teorema non gli pare evidente, e la dimostrazione di conseguenza inutile”.

Dopo un po', per miracolo, a Piero gli si accese una lampadina, afferrò il lapis e cominciò a fare qualcosa.

Ogni tanto entrava un uomo a controllare. Aveva due baffoni, e la pipa in bocca, sembrava un lupo di mare.

Si chiamava Tomei ed era il Capo dell'Ape Veicoli, ma soprattutto aveva disegnato nientepopodimeno che le scocche degli aerei quadrimotori costruiti da Piaggio.

Tomei guardava un attimo senza dir nulla, e poi spariva.

Piero ebbe bisogno di tutta la sua esperienza scolastica, minuto per minuto, fino all'ultima goccia di sangue, per quell'impresa. Ci lavorò dal lunedì al giovedì, terminando un giorno prima del previsto.

Tomei osservò il disegno soddisfatto, poi prese la squadra e zum zum, in un attimo fece la squadratura, con la sicurezza con cui Giotto realizzò il suo famoso tondo.

Ciò che lasciò Piero di stucco, non fu solo il gesto perentorio, ma la precisione millimetrica nel tracciare una riga lunga tre volte la stecca del tecnigrafo: non si vedevano gli stacchi e nemmeno le attaccature fra i segmenti. Sembrava una retta continua fatta tutta d'un colpo senza soluzione di continuità!

Alla fine della prova Tomei prese dei rotoli di carta e li fece vedere a Piero, dicendogli che si trattava dei lavori degli altri concorrenti: erano tutti fogli bianchi!

Dopo un anno Piero fu chiamato all'Ufficio Progettazione, lui faceva i salti mortali dalla contentezza, era al settimo cielo dalla gioia.

Maurizio era bravissimo nel disegno, e a scuola prendeva sempre dieci. Per questo tentò l'avventura alla Piaggio, dato che lì il suo talento poteva tornargli utile.

Fu assunto nel 1976, un periodo florido, quando il numero dei dipendenti raggiunse il massimo storico. Essendo perito edile fu assegnato al Controllo del Materiale Acquistato. Gli faceva da maestro il suo capo, un tipo così capace che sapeva 'fiutare' i pezzi che provenivano dall'indotto, scovando i difetti anche quando erano occulti. Questo posto di responsabilità gli dava soddisfazione.

Ma in quegli anni la Piaggio era un organismo in perenne movimento per i cambiamenti continui nelle strategie aziendali. Così il reparto di Maurizio fu chiuso in quanto la qualità del prodotto doveva essere certificata direttamente dai fornitori stessi.

Fu passato al controllo veicoli, per verificare sui rulli la buona riuscita dei modelli a due ruote. Maurizio e i suoi compagni sapevano riconoscere perfino a orecchio se tutto era a posto. Altrimenti procedevano agli aggiustamenti, come ad esempio la regolazione del minimo.

Ma anche questa sistemazione non fu definitiva, perché quando si smuovono gli assetti consolidati nel tempo, non è facile ritrovare nuovi equilibri.

Così venne messo a montare l'Ape nell'officina 10.

Non fu una passeggiata. Maurizio era giovane, robusto, instancabile, ma dovette soffrire assai. Quando tornava a casa non aveva voglia di niente, non apriva il giornale, non guardava la televisione. Parlava poco in famiglia, perché non riusciva a concentrarsi. Anche coi suoi bambini faceva fatica a giocarci. Il suo desiderio più grande era quello di dormire.

Alla catena di montaggio, nella postazione successiva a quella di Maurizio c'era un'operaia che non era capace di seguire il ritmo. Perciò rinunciava ai sette minuti di riposo consentito ogni ora, per avvantaggiarsi un pochino.

Una volta che la vide piangere, Maurizio si offrì di aiutarla, disposto anche lui a saltare la pausa di lavoro. Lei restò colpita da tanta generosità, ma preferì contare sulle proprie forze.

Dopo qualche mese la donna imparò a destreggiarsi alla velocità richiesta dal cronometrista, e tutto finì bene.

Storie simili erano frequenti alla Piaggio. All'inizio l'operaio soffriva le pene dell'inferno per riuscire a muoversi con una rapidità supersonica. Assimilato questo ritmo, in seguito poteva lavorare con più tranquillità, con movimenti automatici che lo impegnavano solo all'ottanta per cento delle capacità acquisite.

Per fortuna alla fine Maurizio fu richiamato ai banchi di controllo nell'officina 3, contento come una Pasqua di tornare a usare il calibro, il micrometro, le forcelle, i tamponi.

Negli anni '60, quando in Italia ci furono diversi esempi di preti-operai, vide la luce anche la figura del sindaco-operaio. Perché la prebenda del primo cittadino era insufficiente per viverci.

Così Dino per tre mandati fu un piaggista e allo stesso tempo un Sindaco, alternando il lavoro in fabbrica con il compito di amministrare il Comune di Casciana Terme nei valori dell'ospitalità e dell'accoglienza.

Alla Piaggio si occupava del Controllo del Materiale Acquistato, ed avendo imparato a relazionarsi coi fornitori esterni, questa esperienza gli giovò nel trattare le gare di appalto dei lavori pubblici.

Dino fu preso alla Piaggio nel 1962, ad appena sedici anni: la stessa età anagrafica della Vespa che fu brevettata nel 1946. Erano coetanei!

Autodidatta, con la passione per i libri, si fece una cultura sulla Vespa studiandone la storia. Era così affascinato da questo veicolo, che quasi quasi ci rimase male a veder comparire sulle linee i nuovi prodotti come il Ciao e il Bravo. Gli sembrava che si tradisse qualcosa.

Quando allo stadio di Pontedera ci fu il concerto de L'Orchestra Italiana di Renzo Arbore, per festeggiare i cinquant'anni della Vespa, Giovanni Alberto Agnelli invitò tutti i sindaci della Valdera, e strinse la mano ad ognuno di loro.

Per cui Dino in quella serata mondana, con la sua bella fascia tricolore indosso, si ritrovò a svolgere contemporaneamente due ruoli. Ora agli occhi di tutti non era soltanto un piaggista Sindaco, ma anche un Sindaco piaggista.

Donato lavorava all'Aggiustaggio nell'officina 8, ed era considerato uno capace di trovare soluzioni tecniche a qualsiasi problema pratico. Quando c'era qualcosa che non andava, i capi reparto ascoltavano sempre i suoi consigli perché lui sapeva dare risposte semplici a problemi complessi. Donato era oltretutto un bravissimo tornitore, e per alcuni anni insegnò quest'arte in una scuola di avviamento al lavoro messa in piedi dal Comune.

Quando Donato andò in pensione conobbe per caso il senegalese Ibra, il quale intuì le sue grandi capacità professionali, e cominciò a chiedergli favori su favori per i suoi connazionali.

A Pontedera stavano arrivando a frotte centinaia di immigrati, che dovevano adattarsi rapidamente al viver nelle città italiane. Le questioni spicciole del tran tran domestico spesso apparivano troppo complicate ai loro occhi, e non sapevano dove mettere le mani: l'impianto elettrico che saltava, uno scarico che perdeva, la finestra che non chiude, l'antenna del televisore senza segnale, l'automobile in panne. E fu così che Donato iniziò ad aiutare tutti.

Dal libro "Il cielo sopra Varramista" di Giuseppe Cecconi e Lando Testi edito da CLD


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