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Attualità domenica 31 luglio 2022 ore 10:30

​Un grande Circo Massimo chiamato Piazza Garibaldi

Ospitiamo un intervento sulla proposta di chiudere al traffico la "piazza dei pini" di Pontedera, avanzata su queste pagine dalla scrittore Cecconi



PONTEDERA — Un grande Circo Massimo chiamato Piazza Garibaldi, solo che non ci corrono le bighe romane ma potenti pullman a tre e quattro assi. Ecco cos'è diventata Piazza Garibaldi, un grande circo Barnum con repliche alle sette e trenta del mattino di tutti i giorni feriali. Siete tutti invitati ad assistere al passaggio di circa quaranta mezzi con relativa scolaresca a bordo che sfrecciano a tutta velocità lungo i due versanti della Piazza con relative piroette in curva. Inizio spettacoli dal 15 settembre e repliche tutte le mattine. I bravi condottieri fanno affidamento sulle capacità della trasmissione meccanica del mezzo nella speranza che non si blocchi proprio in curva. Speranza alla quale ricorrono anche gli abitanti del civico di fronte.

Sono bighe/pullman che sul display riportano quale destinazione di fine corsa il Villaggio Scolastico. Ma il fine corsa lo fanno in Via Risorgimento, con un incolonnamento di quattro o cinque mezzi lungo la Piazza, con conseguente innalzamento dei valori di inquinamento dell'aria. Dai pullman scendono i ragazzi che a quell'ora del mattino appaiono come figure dell'arte circense, quali i funamboli, che attraversano la piazza in modo obliquo. Tutte le volte che osservo questa scena, è come rileggere il libro "Cronaca di una morte annunciata" di Gabriel García Márquez. Riveduto e corretto con cronaca di un incidente annunciato.

Non ho soluzioni al problema, e se ne avessi non la prospetterei perché ritengo di non avere interlocutori con la volontà di ascoltarmi. La proposta di chiudere Piazza Garibaldi, a parere mio deve intendersi una provocazione, per spronare il recupero dell'ottocentesco edificio scolastico, che potrebbe essere collegato per finalità istituzionali e culturali alla vicina Villa Crastan.

Via della Stazione Vecchia soffriva di una limitazione di traffico a causa della presenza dell'istituto scolastico che aveva due uscite. Dopo la chiusura della scuola persiste ancora questa limitazione. A questo punto va rivista la viabilità, aprendo al traffico veicolare Via della Stazione Vecchia e far proseguire i pullman, ripeto solo il traffico pesante, lungo Viale Risorgimento e facendo cessare la corsa delle bighe attorno a Piazza Garibaldi.

L'abbandono strisciante e costante della Piazza è visibile dalle scelte politiche, quali il concerto per la Festa della Repubblica che si è sempre tenuto in Piazza Garibaldi ma quest'anno invece al chiuso nell’esclusivo Teatro Era. Il concerto stesso della banda della Polizia di Stato è stato deciso di tenerlo in Piazza Martiri, che per conformazione non è proprio agevole a ospitare una manifestazione del genere.

Abbandonare la Piazza vuol dire metterla alla mercé di di coloro che della Piazza non sanno che farsene.

Sino all'anno scorso, ad un certo punto della giornata, la Piazza si animava dei genitori e nonni che attendevano l'uscita di scuola dei ragazzi, soffermandosi a parlare sia prima che dopo l'uscita. Ora, oltre i ragazzi, che vi stazionano a chiacchierare dopo cena, non si vede nessuno. Gli artistici sedili in pietra opera di maestri internazionali, voluti da una illuminata amministrazione comunale, sono diventati luoghi dove i senzatetto si riposano o consumano il pasto ritirato dalla vicina mensa della solidarietà.

A modificare lo stato della Piazza c’è anche una pizzeria che pur agendo nel solco della legalità, provoca indirettamente conseguenze contrarie al mantenimento del decoro della Piazza stessa. Non mi riferisco tanto al restringimento della carreggiata e alla eliminazione di posti auto quanto alla soppressione di un passaggio pedonale e l’assoggettamento a uso privato di uno degli accessi alla Piazza per il conferimento della spazzatura differenziata. Concludendo, mi sovviene una frase di Bertold Brecht:

"Segavano i rami sui quali erano seduti e si scambiavano a gran voce la loro esperienza di come segare più in fretta, e precipitarono con uno schianto, e quelli che li videro scossero la testa segando e continuarono a segare".

Dimenticavo, non è una riflessione politica e nemmeno poetica.

Nicolò Stella*

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* Nicolò Stella è nato in Sicilia si è trasferito a Pontedera a 26 anni e ha diretto la Stazione Carabinieri per 27 anni. Per sei anni ha svolto la funzione di pubblico ministero d’udienza presso la sezione distaccata di Pontedera del Tribunale di Pisa. Ora fa il nonno e si dedica alla lettura dei libri che non ha avuto tempo di leggere in questi anni; dall'ottobre 2020 è autore del Blog su QUInews "Storie di ordinaria umanità" 


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