E dopo la crisi... un'altra crisi
di Daniele Salvadori - martedì 06 ottobre 2015 ore 10:27
Mi rendo conto che il titolo non è di buon auspicio ma calza con l'argomento che vorrei brevemente trattare. E' la parafrasi della risposta che un filosofo dava a chi gli chiedeva: "cosa c'è dietro l'angolo?". Lui rispondeva: "un altro angolo!".
Ora che si iniziano a vedere i primi segnali della fine della crisi - prima finanziaria e poi economica - che ha colpito tutto l'Occidente a partire dal 2008, possiamo affrontare questo argomento con un po' più di leggerezza.
Di fatto le crisi sono un elemento endemico del sistema capitalistico e, periodicamente, si presentano sotto diverse forme e con diversa gravità.
Non tutti sanno che la prima grave crisi bancaria si manifestò alla fine del 1200.
In quel periodo le compagnie commerciali toscane, con filiali indipendenti in gran parte del mondo conosciuto, iniziarono a funzionare come banche, raccogliendo denaro contro pagamento di interessi. Questo denaro veniva per lo più prestato ai regnanti europei impegnati in lunghe ed estenuanti guerre per la conquista di nuovi territori. Per farla breve diciamo che il Re di Inghilterra Edoardo I e suo nipote Edoardo III non restituirono mai più i prestiti facendo fallire le banche toscane e generando una colossale crisi finanziaria nell'Europa di allora.
La prima bolla speculativa ed il contestuale crack borsistico avvenne invece nel 1635 ad Amsterdam.
Nei primi decenni del '600 l'Olanda era il Paese più ricco del mondo essendo divenuto il crocevia di tutti i commerci internazionali. In quel periodo i tulipani divennero una vera passione nazionale per i quali non si badava a spese. Il valore dei bulbi, spinto dagli speculatori, sali' alle stelle e, addirittura, comparvero i primi "derivati". Ma quando i prezzi scesero repentinamente in molti persero tutto. Compreso il giovane Rebrandt. Questa fatto passò alla storia come la "bolla dei tulipani".
Si potrebbe andare avanti ancora. Per comodità allego una rappresentazione grafica dei fenomeni di crisi nel tempo, efficacemente pubblicata alcuni anni fa dal Corriere della Sera.
Tutto questo significa che dobbiamo saper convivere con le "crisi" che rappresentano un rischio insito nel concetto di "libero mercato".
L'elemento fondamentale che può attenuarne gli effetti è il complesso delle norme che regola il funzionamento dei mercati.
Al momento possiamo dire che, nonostante la valanga di leggi emanate, la loro efficacia pare non aver dato frutti tangibili.
È' quindi su questo fronte che chi può, deve impegnarsi ancora con maggiore determinazione.
Daniele Salvadori