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LEGGERE — il Blog di Roberto Cerri

Roberto Cerri

ROBERTO CERRI - Spunti ed opinioni del Direttore della Biblioteca Gronchi di Pontedera su libri, lettura, biblioteche, educazione permanente e su come tutte queste cose costituiscano una faccia importante dello sviluppo delle comunità.

​Cultura, impresa e lavoro

di Roberto Cerri - giovedì 03 luglio 2014 ore 15:43

Si è tenuto a Pisa, lo scorso lunedi, un infuocato dibattito su volontariato, beni culturali e ... lavoro. Hanno partecipato l' assessore Sara Nocentini, per la Regione Toscana, Danti, per il comune di Pisa, Galanti e altri per l'Università, David per la Soprintendenza alle Belle Arti, Di Majo per l'AIB, un po' di anziani volontari e tanti tanti giovani disoccupati di associazioni professionali (archeologi, restauratori, bibliotecari). 

E' stato un bel dibattito. Animato, partecipato, con battibecchi. 

Ognuno infatti analizzava il tema partendo dai propri interessi: come deve essere. Obiettivo apparente: affossare e difendere l'accordo su volontariato e beni culturali siglato a Pisa nel marzo del 2014.

Obiettivo vero: arginare o confermare la precarizzazione del lavoro che investe anche i beni culturali (biblioteche incluse).
Il punto di vista delle istituzioni (Stato, Regione, Provincia e Comuni) è semplice (ed è scritto a chiare lettere nell'accordo sul volontariato di Pisa): i beni culturali non possono essere gestiti con le sole risorse pubbliche (ulteriormente impoverite dalla crisi delle Fondazioni bancarie). E allora?
Per evitare il degrado e la mala gestione dell'immenso patrimonio culturale, il volontariato è una scelta obbligata. Costa poco, può mettere in campo professionalità valide. Fornisce garanzie di serietà. 

Gli enti pubbici possono controllarlo. Questa del resto è la filosofia della Magna Cartha del Volontariato dei Beni Culturali varata nel 2012 dalla Regione Toscana. Parola della Nocentini.
E i giovani professionisti dei beni culturali che dicono? Chiedono lavoro di buona qualità e pagato bene. Per questo sono contro l'accordo sul volontariato di Pisa (e guardano con sospetto la Magna Cartha della Regione).
In realtà i giovani hanno quattro possibilità: 

(1) Accettare forme di lavoro precarizzato come volontari. Fino a che età? Nessuno lo sa. 

(2) Protestare come hanno fatto in questi mesi contro la Magna Cartha, contro l'intesa pisana e l'uso improprio del volontariato, ma annaspando in un mercato della cultura sempre più asfittico e a corto di capitali pubblici. 

(3) Andare all'estero.

(4) Cambiare mestiere e uscire dal mondo dei beni culturali buttando a mare una formazione che li ha appassionati ma non è in grado di fornire loro risorse dignitose per campare.


E poi, forse, c'è un'ipotesi estrema. I giovani professionisti potrebbero tentare di allargare il mercato della cultura. Come? Scovando chi ha interesse e soldi privati da investire. Offrendo prestazioni di alto livello. Magari facendo dialogare risorse private e spiccioli pubblici attorno a progetti innovativi per nuovi segmenti di pubblico ricco. E' una strada impervia. Richiede abilità combinatorie. Fiuto del mercato. Capacità professionali e fiuto per il business. Qualità tipiche degli imprenditori, che la maggior parte dei laureati in beni culturali che conosco io, ahinoi, non ha.


Allora? 

Forse se la Regione Toscana vuol dare uno sbocco alla fame di lavoro culturale che si è manifestata lunedi a Pisa potrebbe stimolare la crescita di una classe di imprenditori della cultura. 

I soldi per formare qualche centinaio di giovani imprenditori in questo settore potrebbe ancora averceli.

Roberto Cerri

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