Attualità giovedì 05 dicembre 2024 ore 20:00
Una raccolta solidale in nome di Sofia
Da un lutto, mamma Federica e babbo Giacomo hanno trovato la forza di fare beneficenza per i bambini con gravissime disabilità della Casa di Gabri
CALCINAIA — La piccola Sofia se n'è andata ad Agosto scorso. Un addio di cui oggi i genitori, Giacomo Beccani e Federica Desideri, entrambi originari di Pontedera ma residenti a Calcinaia, parlano sempre con grande dolore, ma anche con una piccola scintilla di speranza in fondo al cuore. Una fiammella che si è accesa nel corso dei mesi passati dalla loro bambina in una struttura speciale e che, a distanza di tempo, continua a bruciare.
"Sofia aveva una malattia degenerativa molto rara: non ha mai ricevuto una diagnosi e, verosimilmente, dovremmo riceverla a Luglio del prossimo anno - ha raccontato la mamma, Federica - in questa enorme sfortuna, siamo stati privilegiati, perché abbiamo potuto fare affidamento su un struttura che, per dieci mesi, l'ha accompagnata e le ha fatto vivere una vita che, purtroppo, bambini con una condizione di complessità simile non possono solitamente avere".
Si tratta della Casa di Gabri, una struttura che si trova in provincia di Como e che si configura come comunità sociosanitaria per minori con gravissime disabilità, ad alta complessità assistenziale e tecnologicamente dipendenti. "È una struttura sanitaria, ma è una vera e propria casa che dà accoglienza a dieci bambini - ha spiegato - anche il personale non ha divise, si respira un'aria familiare e ogni bimbo ha una propria stanza".
"La struttura, nata come privata nel 2009, poi si è convenzionata con l'ospedale di Como, dove opera il dottor Angelo Selicorni; quindi, ha ricevuto l'accreditamento con il sistema sanitario regionale e oggi è diretta dal dottor Sergio Besseghini - ha proseguito Federica - ovviamente, però, per le attività che svolge per i piccoli pazienti che supporta, ci sono costi altissimi per la struttura stessa".
Del resto, la Casa di Gabri non si occupa soltanto dei bambini, ma anche delle famiglie. "Ci hanno aiutato in tutto e consentito di stare con lei fino all'ultimo - ha detto - con gli operatori si è creato un rapporto umano: sono venuti anche al funerale di Sofia e, ancora oggi, continuiamo a sentirci. Anche per questo, nelle settimane immediatamente dopo la scomparsa di Sofia, abbiamo chiesto di fare donazioni anche ai nostri conoscenti e ai nostri parenti: c'è chi le ha fatte raccogliendo soldi nel proprio quartiere, chi tra gli amici".
"In totale, a oggi, siamo riusciti a raccogliere circa 5mila euro - ha aggiunto - credo sia fondamentale che strutture del genere si diffondano in tutta Italia: capisco bene che sia complicato averne una per regione, ma ci sono moltissimi bambini e moltissime bambine che hanno bisogno di posti simili. E ci sono anche famiglie che non possono permettersi di fare 800 chilometri ogni fine settimana come abbiamo fatto per mesi".
In questi giorni, però, Federica e Giacomo hanno deciso di fare un ulteriore passo in avanti: mettere in vendita il passeggino, la culla e altri oggetti che sarebbero serviti per i primi mesi di Sofia. "Purtroppo non li ha mai potuti usare, alcuni sono come nuovi - ha detto - con quello che raccoglieremo, faremo un'altra donazione alla struttura. A mio marito, sin da subito, ho detto che avevamo il dovere di aiutare gli altri bambini: alcuni di loro li abbiamo conosciuti e ci siamo affezionati come fossero nostri".
"Noi saremo sempre riconoscenti per ciò che hanno fatto per Sofia e per ciò che hanno fatto per noi - ha concluso Federica - vogliamo far conoscere ciò che fanno e sensibilizzare su questo argomento. Anche per questo, stiamo pensando di istituire un'associazione in nome di Sofia: servono impegno e tempo, ma vogliamo diffondere il messaggio e fare in modo che Sofia possa continuare a vivere attraverso tutti quei bambini e quelle bambine".
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