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Cultura martedì 14 dicembre 2021 ore 14:43

'Te lo dico in segreto' al Tempio di Minerva

Si è conclusa la prima edizione del Festival di quattro spettacoli in cui il teatro è stato motore della ricerca di luoghi segreti della Valdera



PALAIA — "Festeggiamo Halloween a Natale!" - ha esclamato un piccolo spettatore presente ieri sera all'ultimo appuntamento della rassegna 'Te lo dico in segreto'. In effetti non si può dargli torto: accolte dal silenzio, interrotto solo da passi svelti e infreddoliti, poche decine di persone si sono ritrovate al cospetto di un altro luogo 'segreto' della valdera: il Tempio di Minerva medica nei dintorni del borgo di Montefoscoli, reso per l'occasione ancora più suggestivo da un'illuminazione (opera di Marco Ghidelli) perfetta nel dare la sensazione di attraversamento di un confine. Pochi passi e poi la soglia tra un mondo, il nostro, e un'altra dimensione, quella del Tempio dove si sovrappongono sensi diversi, paralleli ma conviventi.

Dal bosco arrivavano gli attori del teatro greco, dalla selva, oscura, si portava la conoscenza legata alla sfera dionisiaca popolata da fauni, satiri come Pan, da demoni come Sileno, seguace di Dioniso e portatore del senso tragico dell'esistenza. Dal bosco siamo arrivati ieri noi, gli spettatori (?) e di tragico, di paura e di morte siamo stati chiamati a ri-flettere non appena varcata la soglia del tempio, dove disteso e ingombrante stava un morto. 

Proprio all'entrata dell'ingresso del pubblico, una salma, un cadavere, composto, elegante e d'inciampo, come l'idea stessa della morte che accompagna l'esistenza e la richiama a sé, costantemente, anche se tentiamo di cacciarla, lei sta lì come un'ombra che non si scolla e più che passa il tempo più si allunga.

"Non si può fare!" risuona la voce nel viola della scena tra noi, il morto e l'attore (il pluripremiato talentuoso Lino Musella). Il testo parte in contrapposizione ma in trait d'union con il film ispiratore del testo teatrale originale, Frankenstein Junior di Mel Brooks: «It – could – work!» esclama il grande Gene Wilder quando leggendo gli appunti del nonno, realizza che è possibile dare vita a una creatura inanimata. La speranza che 'funzioni' è anche il nucleo del Frankenstein di Mary Shelley la cui figura si lega a quella del tempio chiudendo il cerchio. 

La scrittrice apparteneva infatti alla cerchia dei poeti e artisti attorno a cui si è costruito il mito di questo luogo anche se l’ipotesi sulla possibilità di un laboratorio sotterraneo dove Andrea Vaccà Berlinghieri, medico e luminare dell'Università di Pisa, al quale si deve la costruzione dell’edificio, avrebbe sperimentato qui la creazione di una sorta di “Frankestein”, risulta infondata come anche il ritenere che Mary Shelley avesse scritto il suo celebre romanzo sulla base di esperienze vissute con Vaccà proprio all’interno del tempio, visto che la costruzione dello stesso (1822) è postuma alla pubblicazione dell’opera (1818).

In questa cornice perfetta, sorrette dalla voce avvolgente di Musella e dalla musica dal vivo di Marco Vidino, arrivano le parole, letteralmente portate in scena da chi le ha scritte, come tentativi che cercano una risposta all'originaria domanda: cos'è la morte? Si può riportare in vita ciò che dalla vita è stato abbandonato? Cosa inibisce questo passaggio se non la paura? Come possiamo superare la paura? Ci riuscirà forse la consolazione per il dolore dell'esistere che giunge inaspettata e goffa da chi meno te l'aspetti? Ci riuscirà forse una risata? O potremo forse noi, spettAttori di questo esperimento, attraverso la nostra di paura, esorcizzare quella del defunto compresente? Nulla pare funzionare tranne forse l’innocenza, tema che ricorre nel lavoro del drammaturgo e che qui traspare in un racconto delicato e profondo sulla pandemia con protagonista un bambino da cui arriva una possibile risposta: “La paura può essere dimenticata. Si può fare. Lascia addosso qualche segno ma il tempo ci curerà.”

Santeramo, drammaturgo unico degli spettacoli presenti nel festival organizzato dal Teatro Era, Fondazione Teatro della Toscana con il sostegno di Fondazione Peccioli per l'Arte, ci invita ancora a cogliere l'occasione per esperire il teatro in senso classico, come qualcosa che può e deve cambiarci. Con il garbo dei suoi toni, la sensibilità verso i temi affrontati e la gentilezza che cesella i suoi testi, infila la penna nel vivo delle coscienze di chi ascolta e lì lascia il suo seme nella speranza che il teatro faccia il suo corso. E' questo che ci aspettiamo dal teatro e questo festival, nell'intimità della forma e per l'eccezionalità dei luoghi prescelti ha portato un po' più in là la ricerca di questo modo di vivere il gioco più antico del mondo.

Il Tempio di Minerva Medica è un edificio storico situato su un colle all'interno di un piccolo boschetto di lecci nei pressi del paese di Montefoscoli, in provincia di Pisa. Fu eretto intorno al 1822 per volontà di Andrea Vaccà Berlinghieri, medico e luminare dell'Università di Pisa. L'intenzione era di dedicare un monumento al padre Francesco, anch'egli medico, celebrandone anche la professione con una dedica alla dea della medicina Minerva. Il professore Giovanni Ranieri Fascetti, nel libro “Sigillum Salomonis. Simbolica esoterica del tempio di Minerva Medica a Montefoscoli”, sottolinea la natura massonica di questo edificio che, in certi aspetti decorativi, ricorda altri parchi iniziatici toscani tipici di quell’epoca.

Lino Musella - Classe 1980, nasce a Napoli dove si forma in teatro come attore e tecnico, si trasferisce poi a Milano, alla scuola Paolo Grassi dove studia regia teatrale. Negli anni alterna l'attività di attore, a quelle di regista, tecnico e disegnatore luci. Dal 2009 anima, con Paolo Mazzarelli, una propria compagnia che ha dato vita negli anni a numerosi spettacoli, che hanno ottenuto diversi premi e riconoscimenti, tra i quali ricordiamo il Premio ANCT alla drammaturgia, il Premio Hystrio alla drammaturgia, il premio Le Maschere del Teatro vinto come miglior attore emergente per lo spettacolo “La Società”. Nel 2017 - assieme a Monica Nappo e Paolo Mazzarelli - riceve il Premio Enriquez per lo spettacolo “Orphans”. Nel 2019 Musella è chiamato da Jan Fabre ad interpretare “The Night Writer – Giornale notturno”. Per la sua interpretazione vince il Premio UBU come miglior attore. Lo spettacolo è ospitato a Mosca, al Festival dei monologhi SOLO. Nel 2020, in seguito alle moltissime riflessioni nate durante la pandemia sul teatro e la sua importante funzione nella società concepisce e porta in scena Tavola tavola, chiodo chiodo, tratto da appunti, corrispondenze e carteggi di Eduardo De Filippo, che debutta al Teatro S. Ferdinando di Napoli. Esordisce al cinema nel 2013 nel film Happy Days Motel. Fra il 2014 e il 2016 partecipa a Gomorra - La serie. Nel 2021 viene candidato al David di Donatello per il miglior attore non protagonista per il film Favolacce ed è in quell’anno che compare in molti film con importanti registi del calibro di Paolo Sorrentino, Pupi Avati e altri.

Elisa Cosci
© Riproduzione riservata


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