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Cultura lunedì 29 novembre 2021 ore 18:00

‘Te lo dico in segreto’ a Camugliano

Usciti dalle storie di capolavori del cinema, i personaggi del Festival del TeatroEra come Zampanò prendono vita nei luoghi segreti della Valdera



PONSACCO — Zampanò è un artista di strada o meglio de “La Strada”, quella di Federico Fellini e di Giulietta Masina, superba interprete nel film del personaggio di Gelsomina, ‘una ragazza fragile e presumibilmente con una lieve disabilità mentale che vive in condizioni di estrema povertà con la madre vedova e i suoi fratelli minori finché non viene venduta a Zampanò, un rozzo saltimbanco che per guadagnarsi da vivere porta in giro i suoi improbabili spettacoli attraverso le lande più povere di una Italia, ancora contadina ed ingenua.’ 

Questa la dimensione entro cui si muove la penna di Michele Santeramo, nella stesura della drammaturgia originale dello spettacolo andato in scena nella tenuta di Camugliano, vicino a Ponsacco alla presenza di soli 30 spettatori. L’esiguo numero di questo e degli altri spettacoli della rassegna coordinata da Teatro Era, con il sostegno di Fondazione Peccioli per l'Arte nell'ambito del “Bando 2021 - Promozione degli eventi culturali in Valdera”, ‘Te lo dico in segreto’, è dovuto alla scelta di location particolarmente ricercate che suscitano già di per sé un certo interesse. 

Luoghi ‘segreti’, in cui personaggi appaiono per raccontare le loro storie di umanità sullo sfondo di quelle già narrate nei rispettivi film fonti di ispirazione: “La strada” di Federico Fellini alla Tenuta di Camugliano di Ponsacco, “Una pura formalità” di Giuseppe Tornatore a Villa Toscanelli di Pontedera e “Frankenstein Junior” di Mel Brooks, nel Tempio di Minerva medica di Montefoscoli – Palaia. A dar voce dal vivo a queste storie, tre attori del calibro di Arturo Muselli, Giulio Scarpati, Lino Musella.

Accolti sulla strada per la tenuta di Camugliano, i privilegiati spettatori sono stati condotti fino alle antiche scuderie settecentesche della tenuta, un locale di grande fascino per l’occhio di un avventore non avvezzo alle architetture del Marchesato di Camugliano concesso nel 1637 da Ferdinando II de' Medici al patrizio fiorentino Filippo Niccolini. La tenuta fu messa in produzione come azienda vinicola dalla famiglia Niccolini che tuttora ne è proprietaria e che per l’occasione ha aperto le sue porte.

Nelle luci soffuse e le ombre taglienti che si allungano tra arcate e colonne, è quindi apparso il povero Zampanò, ‘un uomo alla deriva che non ha più segreti, non ha più bisogno di menzogne, racconta la sua vita come in un ennesimo spettacolo fatto per strada, nella speranza di vedere negli occhi di uno spettatore l’ombra di una comprensione, il primo movimento di un abbraccio che consoli.’ Letteralmente scaraventato in scena, Arturo Musella ha restituito con dedizione la triste storia di Zampanò, il suo terribile carattere, ‘un barbaro istinto di sopravvivenza che guida ogni azione’ e la cui cieca ferocia si riversa in un modo o nell’altro, su chi interseca la sua strada. Tra questi un giovane acrobata, definito da tutti il "Matto" che perirà di sua mano e la stessa Gelsomina, il ritratto dell’innocenza che attraversa la vita del suo padre-padrone senza riuscire a illuminarla: “Ti dispiacerebbe se morissi? – chiede Gelsomina – “Certo perché tu sei l’innocenza e quella non vorrei perderla.” Ma sarà proprio il senso di colpa generato dalla povera donna che porterà Zampanò alla scelta di abbandonarla con l’unico lascito di una tromba, il solo oggetto realmente presente in scena per riempire di malinconica melodia un gelido spazio vuoto: “La gente si compra sempre. Si mette in vendita da sola. Gelsomina l’ho tolta dal mare per darle una speranza di vita. Quando compri qualcuno ne diventi responsabile.” E alle volte il peso diventa insopportabile perché "la vita, se la guardi tutta insieme fa spavento".

Santeramo continua l’indagine avviata nelle precedenti rassegne, aggiungendo nuove storie, ricordi, vite che appaiono e scompaiono come le convinzioni che le sostenevano, spezzate sotto il proprio peso. Come per Zampanò, un attore ubriacone e ignorante che ‘abbaia come un cane tutta la vita senza dire realmente nulla’, fino a rimanere schiacciato dal suo stesso essere, senza possibilità di redenzione. Rimasto alfine da solo senza più Gelsomina che sa ormai morta, Zampanò riconosce la propria sconfitta, ‘né padre né amante, solo mostro’. Riconosce di aver perso con Gelsomina, ciò che non è riuscito a far nascere e crescere dentro di sé, ciò che lei simboleggiava e lui ha preso a schiaffi.

Fantasmi, ombre che aleggiano e sussurrano i loro segreti in luoghi segreti a chi passa e ha cuore per ascoltare. Sono poco più che bestie, da ammaestrare e accudire quel tanto che basta. Sono niente più che mostri che trascinano giù e che non piangono lacrime ma ‘acqua salata che scende dagli occhi’. 

A pochi giorni dal 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la tematica ci è risultata pienamente centrata. Non possiamo purtroppo dire altrettanto della messinscena che non ha, a nostro avviso, approfittato abbastanza della straordinaria intimità del luogo in cui si svolgeva (salvo l'ottima fotografia di Marco Ghidelli con l'allestimento luci di Stefano Franzoni) imbavagliata forse dalla lettura stessa del testo e che ha lasciato gli spettatori nella propria area, a debita e fredda distanza sprecando l'occasione, che riteniamo sempre auspicabile, di un vicendevole scambio nell'esperienza teatrale. 

La rassegna prosegue il 1° dicembre, a Villa Toscanelli, Pontedera (PI) con Giulio Scarpati in ONOFF e il 13 dicembre al Tempio di Minerva medica di Montefoscoli (PI) con Lino Musella e Michele Santeramo in FRANKENSTEIN.

Attore, regista e fotografo, Arturo Musella è nato a Napoli il 3 giugno 1983. Per tre anni ha studiato, con varie esperienze pedagogico-teatrali, presso il Laboratorio Teatro Permanente di Napoli diretto da Maria Benoni (assistente di Etienne Decroux). Nel 2002 debutta in teatro in "L’Orso" di Anton Cechov e "Proibito" di Tennessee Williams con la regia di Maria Benoni. Prosegue il suo cammino teatrale anche con performance e spettacoli in strada e luoghi lontani dai palcoscenici classici. Laureato in Lettere Moderne con specialistica in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. 

Dal 2010 lavora come fotografo e nel 2004 debutta in cinema nel film "Le conseguenze dell’amore" di Paolo Sorrentino. Sempre per il cinema: "Dragonheart 5" regia di Ivan Silvestrini, "L’era legale" di Enrico Caria, "Mater Mediterranea" di Giuseppe Ferrara, "La tenerezza" di Gianni Amelio, "La parrucchiera" regia di Stefano Incerti. In televisione ha lavorato in varie serie tv come "La Squadra", "Carabinieri 3", "Un Posto al Sole", "Squadra mobile 2", "Provaci ancora prof. 6". Nel cast principale nella serie tv "Gomorra - La Serie terza stagione" diretta da Claudio Cupellini e Francesca Comencini e "Gomorra - La Serie quarta stagione" diretta da Francesca Comencini, Claudio Cupellini, Marco D'Amore, Enrico Rosati, Ciro Visco, nel ruolo di Enzo detto "Sangue Blu". Nel 2013, collabora con il regista inglese Mark Dunton portando nelle scuole spettacoli in lingua inglese come "Romeo and Juliet" di William Shakespeare e "Dracula" tratto dal libro di Bram Stoker. Nello stesso anno fonda insieme alla regista Ludovica Rambelli la sua compagnia teatrale The Hats Company.

Elisa Cosci
© Riproduzione riservata


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