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Attualità domenica 29 dicembre 2019 ore 07:00

​Quando da Pontedera partì la battaglia anti super stipendi

Marcello Casati

Diventò nazionale la protesta di Marcelo Casati e del suo sindacato per il nuovo aumento ai parlamentari



PONTEDERA — Vent'anni fa, alla soglia del mitico passaggio fra il secondo e il terzo millennio, Pontedera si fece conoscere in Italia per la battaglia del sindacalista Marcello Casati e della sua Uil contro l'aumento dello stipendio dei parlamentari. Battaglia partita da una raccolta di firme con un banchetto davanti la Piaggio, firme che diventarono migliaia e migliaia perché arrivavano da città, paesi e fabbriche del nord Italia e non solo. 

Fu l'allora direttore della Nazione, Vittorio Feltri, a 'cavalcare' per mesi e mesi l'iniziativa del sindacato pontederese mentre a fine 1999 Marcello Casati si guadagnò il titolo di 'cittadino dell'anno', premio 'morale' allora organizzato da La Nazione e che fra gli altri aveva visto premiato il giovane e sfortunato presidente della Piaggio, Giovanni Alberto Agnelli, per tutti Giovannino, morto due anni prima. Ebbene: vent'anni dopo Casati torna all'attacco con una sua nota che pubblichiamo sia perché ha ancora qualcosa da dire sul piano concreto, sia per ricordare quell'iniziativa che 'spaventò' soprattutto l'ormai ex Pci che mandò a Pontedera l'onorevole piombinese Fabio Mussi, capogruppo Pds e poi Ds, quindi ministro, per trovare un compromesso col leader della protesta. Compromesso trovato e sancito dalla consegna pubblica delle firme davanti la mitica portineria centrale Piaggio.Ed ecco cosa scrive Marcello Casati vent'anni dopo: 

"Battaglie e ingiustizie non finiscono mai. Sono passati vent’anni da quando segretario dei metalmeccanici UILM, con la categoria portai avanti una battaglia contro i lauti aumenti dei nostri parlamentari, dei magistrati e manager aziendali, contro la miseria che veniva riconosciuta ai lavoratori dipendenti. Anche in quel luglio 1999, mentre i nostri parlamentari si concessero il solito aumento di 1 milione e 500 mila lire al mese, alla categoria dei metalmeccanici, dopo circa un centinaio di ore di sciopero, vennero concesse circa 80 mila lire al mese scaglionate in tre anni. Per noi della UILM provinciale fu come scoperchiare una pentola che bolliva da anni. E la nostra lotta scavalcò i confini regionali dal momento che il nuovo direttore de La Nazione, Vittorio Feltri, la fece diventare un caso nazionale. Quando lessi l’editoriale di Feltri non credevo ai miei occhi perché ci permise di portare avanti con decisione la nostra giusta battaglia"
"Personalmente caricai le mie batterie per affrontare anche una certa politica locale ostile alla nostra iniziativa - presidente del Consiglio era Massimo D’Alema - che fece defilare le altre sigle sindacali dal documento che anch’esse avevano votato nella in fabbrica. A vent’anni di distanza, quale segretario provinciale della UIL Pensionati, sento la necessità di ricaricare le mie batterie per affrontare i problemi, economici e non solo, che i pensionati stanno da anni subendo da parte di governi nazionali. Tanto che in molti dicono giustamente che siamo diventati il bancomat dello Stato. Un giudizio che scaturisce dal fatto concreto per cui soltanto grazie ai nonni e alle loro privazioni, molte famiglie hanno sentito assai meno il peso della crisi economica del Paese. Aspettiamo di vedere, in concreto, cosa ci ha riservato la nuova finanziaria".

Mario Mannucci
© Riproduzione riservata


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