L'Era ci rovinò ma non ci uccise
di Mario Mannucci - martedì 03 novembre 2015 ore 12:54
'Primun vivere', diceva Aristotele, poi tutto il resto. Da questo punto di vista, che la cosa più importante è vivere, va ringraziata l'Era che quarantanove anni fa alluvionò Pontedera invece dell'Arno - come fu a Firenze - che nella mattinata di quel 4 novembre aveva già cominciato a versare acqua dalla sua alta spalletta lungo la circonvallazione.
Se l'alluvione fosse arrivata da lì, dall'Arno, ci sarebbero state sicuramente vittime perché la città stava, e sta, quattro metri sotto. Invece alle 14,05 l'Era in piena spaccò l'argine della Montagnola, sulla sua riva sinistra, perché il ponte della ferrovia era troppo basso e faceva tappo, e cominciò a riversare l'acqua in città, smettendo di versarne dalle cateratte di via Veneto dove all'ora di pranzo era scattata un'altra emergenza. Salvo la Montagnola stessa, dove la casa più vicina all'argine fu lesionata gravemente ma con gli abitanti già al sicuro, l'acqua dell'Era arrivò in città abbastanza 'dolcemente', permettendo a tutti gli abitanti dei piani terra di salire a quelli superiori.
Mentre la Piaggio, le fabbriche e i negozi erano quasi tutti chiusi, escluso qualche bar, a quell'ora e in quelle situazioni deserto, essendo festa nazionale. Per cui anche Vittorio Veneto, nel senso di festa per la vittoriosa battaglia di Vittorio Veneto che concluse la Grande Guerra dove erano morti centinaia di pontederesi ma che oggi è stata abolita, aiutò i loro figli e nipoti a conservare la vita, mentre l'unico travolto dalle acque era già morto e nella bara che nella chiesa della Misericordia aspettava il funerale fissato per le 15.
Nessuno, dunque, morì, ammenoché non si voglia attribuire all'alluvione la morte di un anziano per crisi asmatica qualche giorno dopo e sicuramente connessa anche all'evento alluvionale. Ma i danni furono tanti e qualche negoziante non si rialzò più nonostante le 500 mila lire erogate a tutti, mentre ci fu un gran ricambio di auto favorito dai prezzi scontati della Fiat e dal ritiro di quelle alluvionate.
Dopo l'acqua furono i giorni del fango, e da questo punto di vista aiutò la celere ripresa la mancanza delle attuali e ferree leggi ecologiche che non permetterebbero più l'apertura immediata di una discarica senza protezione lungo la via delle Colline - cento metri tuttora rialzati rispetto ai campi circostanti - per smaltirvi tutto quello che l'alluvione aveva rovinato e lo scarico notturno direttamente in Arno, dal ponte alla navetta ora chiuso al traffico, dei fanghi imbevuto di oli e veleni di ogni tipo.
Quarantanove anni non sono un anniversario importante come lo sarà il prossimo cinquantenario, ma ogni anni che passa cii ricorda quel grande evento, che però non è da definire tragico perché questo aggettivo spetta ai bombardamenti e alle mine della seconda guerra mondiale che fecero circa 300 vittime. Domani sarà firmato un nuovo impegno per altre due casse di esondazione sull'Era, e vedremo se i lavori inizieranno entro l'anno prossimo, mentre altre due sono già state realizzate, di cui una sulla Cascina.
Rispetto al 4 novembre del '66 c'è però il canale scolmatore dell'Arno - allora quasi finito ma non finito perché mancava l'ultimo tratto di alcune centinaia di metri, una specie di beffa - che ha migliorato la situazione soprattutto nella piana pisana ma, pare, un po' anche per Pontedera. E le piene degli ultimi anni sembrerebbero dire che rispetto ad allora qualcosa è migliorato nelle difese di Pontedera, pur se tutti non sono d'accordo.
Mario Mannucci