Il Tango: abbraccio di salute
di Maria Caruso - sabato 25 luglio 2015 ore 11:26
Per ballare il tango argentino occorre abbracciarsi. Senza un abbraccio veramente “sentito” sarà impossibile ballare bene. Questo tipo di contatto è un toccarsi con il cuore e l’anima, dove apriamo un varco in quella barriera che il nostro carattere generalmente frappone per evitare di soffrire.
L’abbraccio è considerato un gesto che esprime affetto o amore e consiste nello stringere le braccia e le mani intorno al corpo di un’altra persona facendo combaciare reciprocamente i busti delle due persone interessate. E’ noto a tutti che gli abbracci fanno bene e possono essere considerati una vera e propria terapia per il mantenimento della salute e del benessere.
Ma che succede quando ad abbracciarci, è un perfetto sconosciuto? Per il quale non si prova nessun sentimento particolare? Eppure il tango è coinvolgente! Ma l’abbraccio tanghero è genuino, senza secondi fini e tende naturalmente a ripristinare quella paura arcaica che ci mette sulla difensiva di fronte agli estranei in generale. La stretta tanghera è una forma di accoglienza totale e di affidamento all’altro e tutto succede nei tre minuti di tango.
Beh ho imparato, da un seminario scientifico sugli ormoni del tango, condotto da un medico tanghero, alcune peculiarità che vi voglio raccontare.
Seri studi hanno dimostrato che i bambini che ricevevano massaggi dalle infermiere, nonostante non fossero le loro madri, ne traevano ugualmente beneficio perché gli esseri umani hanno bisogno di questo tipo di contatto per il completo e positivo sviluppo cognitivo. L’abbraccio rappresenta, possiamo dire, il Santo Graal (ben noto simbolo della conoscenza e della sapienza) del tatto e pertanto possiamo considerarlo come una ricetta contro la solitudine.
Sotto la luce degli ormoni pertanto, la storia può cominciare così:
Ci siamo incontrati, salutati appena, non ci siamo riconosciuti. Poi il pensiero elabora… e sotto il caldo cocente in una piccola piazza alle ore tredici e trenta, arriva il misterioso cavaliere a dorso nudo, con la sua bicicletta. Si ferma a guardare. Qualche ballerina è già seduta in attesa di essere invitata ma lui con misurata lentezza estrae dal suo zaino una polo verde e la veste come segno evidente che inviterà, di lì a poco, una delle presenti. La donna prende le sue scarpe e le indossa ai piedi per essere pronta a ballare. Lei lo guarda e svela le proprie intenzioni di voler ballare con lui.
La vicinanza stretta e la morsa del sole cocente sono in prima linea e un sussurro di benvenuto si perde nell’aria insieme alle note di una milonga, ma durante il ballo non si parla. L’uomo conduce e la donna si lascia condurre ma la forza richiesta per l’una e per l’altra azione è di egual misura. Lui guida la donna con estrema responsabilità e lentezza proteggendola da ogni ostacolo o rischio e lei segue ascoltando il corpo del maschio senza anticipare i suoi gesti pronta, intensa e leggera come se lui fosse la mano che dipinge il quadro e lei il capolavoro.
Si sente in lui l’emozione piacevole di orgoglio profondo provata nel sentirsi abile aumentando il suo testosterone e lei si sente bella, protetta e unica producendo la famigerata ossitocina. Il tango non si balla con i piedi ma con il cuore che il quel momento si accosta emotivamente al partner di turno, ma bastano venti secondi in quell’abbraccio per far aumentare l’ossicitocina chiamata non a caso, amore o droga, e far abbassare la pressione sanguigna a dismisura riducendo anche il cortisolo e quindi lo stress intorno alla coppia. Stanotte il sonno per entrambi sarà garantito.
Si comunica in quella manciata di minuti della durata di una tanda la parte di noi più emozionale e profonda. La gola si fa più secca e il respiro affannoso come a voler partorire rapidamente il sogno di una vita intera per allattare e nutrire il senso di benessere creatosi come farebbe la madre con il suo bambino. I corpi si scaldano troppo e i visi saldamenti adesi sono impregnati dalle gocce di sudore confuse fra loro, tanto da non capire da quale bulbo pilifero sono state prodotte e pertanto la pausa è d’obbligo per evitare il blocco delle funzioni vitali.
L’uomo affettuoso distende i tratti del suo volto, una volta all’ombra sotto l’albero ai margini della piazza, per scambiare i convenevoli di prassi con galanteria ed eleganza nei gesti sorridendo delicatamente, e così com’è arrivato, scompare lasciando la ballerina senza alcuna possibilità di replica. Abbandono e sintomi della mancanza di ormoni benefattori fanno precipitare l’umore. Una volta sola la donna diventa irritabile, introversa, accigliata e poco sorridente quando invece sarebbe bastato tenersi per mano dieci minuti.
Continua a sognare ad occhi aperti agognando almeno quattro abbracci al giorno per non essere depressa, otto per raggiungere la sua stabilità mentale e dodici per crescere psicologicamente nel sentiero del benessere. Ricerca in ogni luogo e in ogni momento il volto del ballerino prescelto e prediletto per il proprio sogno d’amore ma ahimè senza alcun risultato soddisfacente. Fine della storia…
Anche questo è tango… mistero tra sogno e realtà dove chiunque può tessere un romanzo d’amore senza in realtà averlo mai vissuto. Al prossimo abbraccio tanghero!!!
Maria Caruso