Attualità lunedì 12 febbraio 2018 ore 12:00
Il male delle foibe raccontato da una studentessa

Una giovane dell'Itis Marconi ha letto il suo intervento nel corso della cerimonia di commemorazione promossa dal Comune, citando Hannah Arendt
PONTEDERA — Anche Pontedera ha ricordato la strage delle foibe sabato scorso, dedicando al drammatico evento una cerimonia alla quale hanno preso parte alcuni studenti del territorio, insieme all'assessore Liviana Canovai, i consiglieri Mattie Belli e Floriano Della Bella e la professoressa Daniela Bernardini. Una studentessa iscritta alla terza BME dell'Itis Marconi, ha ricordato la triste pagina di storia con queste parole:
Buongiorno
a tutti, a nome degli studenti e dei docenti dell’Iti “Marconi”
di Pontedera ringraziamo l’amministrazione comunale per averci
coinvolti ancora una volta in questa commemorazione.
Nel
Giorno della Memoria e nel Giorno del Ricordo abbiamo studiato la
vita delle persone che sono state coinvolte nel dramma della Shoah,
delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata.
In
particolare abbiamo letto la biografia delle donne che hanno
trascorso parte della loro vita nei lager nazisti, che hanno avuto
familiari infoibati, che sono state esse stesse vittime delle foibe e
dell’esodo.
Leggerò
due testimonianze che ci hanno particolarmente colpito perché
richiamano noi giovani a una forte responsabilità.
La
prima frase fa parte della testimonianza di Liliana Segre, nominata
senatrice a vita dal presidente della Repubblica Mattarella proprio
nel Giorno della Memoria: "Incontravamo
un gruppetto di giovani nostri coetanei, bei ragazzi biondi, con
delle belle biciclette. Quei ragazzi ci incrociavano, ci sputavano
addosso, ci insultavano…Ed
ho ancora davanti agli occhi le facce indifferenti della gente del
posto… Ancora oggi mi chiedo se avessero paura di farsi coinvolgere
in un gesto di umana pietà perché minacciati e se fossero tutti
obbedienti assertori della pura razza ariana".
La
seconda testimonianza è riferita alla storia di Norma Cossetto, una
giovane di 24 anni, gettata nella foiba di Visigada dopo aver subito
terribili violenze dai suoi carnefici. Queste
le parole della sorella Licia dopo il recupero del corpo di Norma: "Norma
era bellissima e quando vidi il suo corpo ridotto fuori dalla foiba
inizialmente non la riconobbi. Ho cercato di guardare se aveva dei
colpi di arma da fuoco, ma non aveva niente; sono convinta che
l’abbiano gettata giù ancora viva… Quando il corpo di Norma fu
riesumato la ragazza era nuda, le braccia legate con il filo di
ferro, i segni delle sevizie ancora sul corpo".
Di
fronte a queste parole, noi giovani cresciuti in un clima di pace,
vogliamo assumerci le nostre responsabilità e non rimanere
indifferenti. Cosa
possiamo fare? Studiare la storia, sostenere sempre l’importanza
della Memoria ed essere vigili nella nostra quotidianità per
riconoscere quelli che Hannah Arendt chiama i sintomi della
“banalità del Male”.
Veronica
Petri
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