Attualità giovedì 06 marzo 2025 ore 19:45
"Quando Pertini s'infuriò con me ma non volle tornare a casa senza scusarsi"

La vita di Albertina Gasparoni a "Pontedera delle Donne": da un presidente della Repubblica all'altro, tra aneddoti curiosi e vertici internazionali
PONTEDERA — Lo studio delle lingue col sogno di lavorare all'estero, poi il Ministero degli Esteri con Aldo Moro e, alla fine, la lunga esperienza al Quirinale, con cinque presidenti della Repubblica. È la storia di Albertina Gasparoni, 78 anni, che oggi vive a Pisa ma che per più di 30 ha vissuto a Roma, nelle stanze più importanti della Repubblica.
Protagonista insieme ad Anna Tavarnise in un incontro al Museo Piaggio, nell'ambito della rassegna di "Pontedera delle Donne", Gasparoni ha rivissuto la sua vita passata accanto ai capi di Stato da Giovanni Leone a Carlo Azeglio Ciampi, senza mai rinunciare al proprio carattere e alla sua intraprendenza.
Tutto, però, è cominciato appunto al Ministero degli Affari esteri, dopo un'infanzia e un'adolescenza complicate. "Mi sono pagata gli studi in lingue straniere lavorando in fabbrica - ha raccontato - quando morì il mio patrigno, presi in mano la situazione familiare e decisi che le cose dovevano cambiare: ho preso la patente e ho frequentato i corsi serali. A quel punto, si spalancò la porta del concorso: avevo il sogno di lavorare in un'ambasciata".
Dopo aver superato la prova scritta e quella orale, fu chiamata direttamente dl gabinetto del ministro, Aldo Moro. "Accantonai il sogno di lavorare all'estero - ha proseguito - ma conobbi una persona incredibile: prendeva appunti mentre era in macchina, oppure al cinema, e in ufficio ci arrivavano dei veri e propri geroglifici. Purtroppo, quando fu rapito, fui chiamata ad autenticare la sua scrittura nelle lettere che inviava".
Nel 1972, poi, arrivò la chiamata dalla presidenza della Repubblica e Gasparoni cominciò a lavorare nell'ufficio stampa. "Ci sono stati tanti episodi belli, ma anche dolorosi - ha ricordato - ho incontrato mio marito quando, con Leone, accompagnammo il presidente francese François Mitterrand a San Rossore, ma poi le dimissioni per lo scandalo Lockheed furono drammatiche. Bello stesso anno, poi, rapirono Moro e fu ucciso il maresciallo Leonardi, un mio grande amico".
Quindi, il "colpo di fulmine" con Sandro Pertini. "Chiese una persona per la segreteria personale e scelsero me - ha proseguito - non era un compito facile, avevamo entrambi un bel carattere. Una volta, Pertini mi disse di chiamare Eugenio Scalfari, che all'epoca dirigeva La Repubblica, ma si sbagliò: voleva contattare Oscar Luigi Scalfaro. Quando si accorse di aver parlato per minuti con il primo, s'infuriò con me. Alla fine, dopo una giornata difficilissima, mi chiamò nel suo ufficio: mi chiese scusa e non voleva tornare a casa se non lo avessi perdonato".
Un fiume di aneddoti e retroscena, che arrivano sino all'amicizia, rinsaldata proprio da Gasparoni, tra la vedova di Pertini, Carla Voltolina, e la moglie del presidente Ciampi, la signora Franca. "Sono state due donne molto diverse tra loro, una riservata e timida, l'altra schietta e genuina - ha raccontato - entrambe importantissime per me, sono state due grandi donne".
Ma che il Quirinale fosse il suo destino, forse, lo aveva capito da piccola, quando a Torino arrivò in vista Giovanni Gronchi, il pontederese presidente della Repubblica. "Non avevo mai visto un presidente della Repubblica - ha concluso - mentre percorrevo il Corso Agnelli, arrivò la carrozza scoperta di Gronchi, diretto a Mirafiori. Rimasi impietrita, ma ricordo che il presidente e la moglie mi salutarono: forse un segno premonitore".
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