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PENSIERI DELLA DOMENICA — il Blog di Libero Venturi

Libero Venturi

Libero Venturi è un pensionato del pubblico impiego, con trascorsi istituzionali, che non ha trovato niente di meglio che mettersi a scrivere anche lui, infoltendo la fitta schiera degli scrittori -o sedicenti tali- a scapito di quella, sparuta, dei lettori. Toscano, valderopiteco e pontederese, cerca in qualche modo, anche se inutilmente, di ingannare il cazzo di tempo che sembra non passare mai, ma alla fine manca, nonché la vita, gli altri e, in fondo, anche se stesso.

DIZIONARIO MINIMO: Corrispondenze

di Libero Venturi - domenica 12 agosto 2018 ore 08:41

DA io@gmail.com

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Che tempi sono questi, caro mio! Senti questa. Giorni fa, eravamo ancora in giugno, salivo in ascensore con una signora anziana che mi diceva le solite cose che si dicono in queste circostanze, per rompere il ghiaccio: che fa caldo, che c’è afa. Il che non era nemmeno vero perché il caldo afoso è arrivato tra luglio e agosto, ma giugno è stato meno caldo del solito. È vero che noi anziani diventiamo insofferenti e diciamo queste cose. Percezioni alterate e discorsi da ascensore. Ma poi la signora ha aggiunto che, per fortuna, sarebbe venuto di nuovo brutto tempo e la temperatura si sarebbe abbassata e ha detto meno male, il caldo africano è insopportabile. Soprattutto mi ha voluto precisare questo: che non sopporta il caldo che viene, anche quello, dall’Africa con tante altre “cose” che arrivano di là. Che se lo tengano loro, il caldo e tutto il resto! Io non so come la pensi la signora riguardo alla politica, suo figlio è notoriamente di destra, ma questo non vuol dire. Lei però sa come la penso io, che sono di sinistra, e per questo ha voluto sbattermi in faccia il suo pensiero sul clima africano e sulle “cose” che ci arrivano dall’Africa. Salendo al piano ho pensato a Salvini che bandisce lo Scirocco dai venti italiani e gli impedisce di spirare sulle coste patrie, mentre altri naufraghi spirano in mare, annegati, tra le altre “cose” che ci vengono da là. La signora non è ricca, ma nemmeno povera, il caldo di giugno non è stato africano, né altri africani sono arrivati di recente in città. Forse la verità che non vogliamo dire o sentirci dire è che molti italiani -e non dico tutti- sono o stanno diventando semplicemente razzisti. È una spiegazione banale. Ma anche il razzismo, in fondo, non è tutto questo granché: è sempre stato un “male banale”. E qualche dimostrazione di recente ne abbiamo avuta. Manifestazioni quantomeno sospette di intolleranza razziale che prendono di mira persone di colore vengono giustificate come sviste o “goliardate”. Che, per la considerazione che avevo della goliardia, a me sembra piuttosto un’aggravante. E che dire della capotreno che ha invitato cortesemente “gli zingari” a scendere dal treno e levarsi dai coglioni? È stata giustamente denunciata dal sig. Raffaele Ariano che si trovava sul treno e ora è fatto oggetto di bersaglio dalla canaglia fascista sui social e dagli attacchi della Lega di Salvini che sarebbe il Ministro degli Interni. In effetti non dei Trasporti. L’unica cosa positiva è che se uno che di cognome fa “Ariano” si comporta così, allora forse c’è ancora speranza nel mondo.

DA amico.a@hotmail.it

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Probabilmente stiamo diventando solo egoisti o meno altruisti. Senti cosa scrive Mauro Covacich sul Corriere: «essere altruisti richiede un passaggio mentale complicato che nessuno è più disposto a sostenere, essere egoisti invece viene naturale, è facile e non costa nulla. Per aiutare il prossimo occorre credere in un progetto comune, condividere un ideale». Comunque io non credo si possa diventare razzisti. Invecchiando si diventa tutti più stronzi, per l'esperienza vissuta e per il tempo che ci manca. Tanti italiani, un po' razzisti probabilmente lo sono sempre stati... Oggi sono più stronzi e hanno meno pudore, altrettanto banalmente.

DA io@gmail.com

A amico.a@hotmail.it

Non è da escludere. Però invecchiando si diventa solo più vecchi, per la vita vissuta e gli anni trascorsi. Questa è l’unica cosa certa. Perché se la tua teoria fosse giusta, allora anche stronzi si dovrebbe o si potrebbe essere sempre stati. Magari esserci nati. In realtà ci deve essere un momento in cui lo si diventa, stronzi o razzisti. Che forse è la stessa cosa con qualche aggravante. Un momento in cui si decide che gli stranieri e i negri ci danno noia, perché sono troppi, ai parcheggi, in piazza stazione a bivaccare sulle panchine, perché molestano, rubano, pisciano tutti per strada. Cioè sono tutti molestatori, ladri e, i maschi, deboli di prostata. Tutti. Ci deve essere un momento in cui ci facciamo questa convinzione e poi votiamo Salvini, diventando turbo-leghisti. Forse quando vediamo gli sbarchi, anche se vediamo i morti annegati e le madri e i bambini e magari siamo cattolici. Forse quando diventiamo più poveri, anche se abbiamo la nostra pensione, magari come la signora in ascensore. Forse se e quando si determinano problemi di sicurezza, ma nessuno, pur animato da ideali solidaristici, dice che se uno delinque non debba essere assicurato alla giustizia a prescindere dal colore della pelle. Che a parità di diritti non debba corrispondere parità di doveri. E allora? Il razzismo è una convinzione semplice e forte, in un certo senso un’ideologia. Vero è che da vecchi si perdono i freni inibitori -il fenomeno pare sia studiato- e si torna bambini, che si spera non siano nati necessariamente stronzi. Quindi si perde il pudore e si dice più direttamente ciò che ci passa per la in mente. Ma questo, ancora una volta, non spiega l’origine dei nostri pensieri. Tra l’altro questo modo di pensare coinvolge anche tanti giovani. Certo, razzisti si può essere già o sempre stati: difendere il cibo, il territorio, la propria discendenza, la tribù di appartenenza, il villaggio è probabilmente qualcosa che ci viene dai primordi, divenendo innato. Ma tante cose fanno parte della nostra identità preistorica che la cultura ci ha fatto superare. Pensiamo all’incesto ad esempio. L’uomo è un animale sociale, siamo creature che pensano se stesse, al grumo di bene e male che è dentro di noi. Ma questa spiegazione farebbe perdere nella notte dei tempi le “ragioni” del nostro insorgente razzismo. E allora, sempre ragionando a ritroso, dovremmo anche pensare che -sembra dimostrato- veniamo tutti dall’Africa, eravamo neri in origine, poi ci siamo differenziati per ragioni ambientali e genetiche e hanno prevalso i più abili e sapienti. I più forti. Ecco forse è questa consapevole o inconscia eredità: ci siamo sentiti i più forti, gli unici con un’anima, un’identità, una cultura, un’educazione, una storia e nel presente non vogliamo che ciò sia messo in discussione da coloro che, fino a non molto tempo fa e per molto tempo, abbiamo tenuto come schiavi e considerato solo merce, “cose”. E dopo abbiamo mantenuto più poveri di noi e a noi sottomessi e ora ci fanno paura. Ma anche questo è stato superato dalla coscienza umana e dal diritto universale. E allora razzisti si diventa oggi a destra, ma anche a sinistra, tra i vecchi e i giovani, tra i ricchi, ma anche tra i poveri che sono di più, il popolo. E se non c’è un momento particolare in cui ciò avviene è perché, tranne i convinti e gli stronzi, il razzismo diventa una semplice frase, un pensiero infastidito, un male diffuso e superficiale che si afferma nella banalità delle nostre convinzioni. Così si diventa razzisti.

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Vabbè, però le due "teorie" non si escludono: il razzismo come ideologia esiste nella società e nell'animo di molti, in dosi differenti e con toni più o meno accesi secondo l'età. Si afferma e si diffonde nell'indifferenza, nell'afonia, nell’apatia, nella stanchezza del contesto, fino a diventare una semplice frase... D'altra parte questo Paese si è ritrovato fascista senza farci caso più di tanto, -leggi razziali comprese, in condivisone con la Germania nazista- e poi antifascista senza troppa convinzione, nel giro di appena venti anni. E comunque, caro il mio scrittore compulsivo, prima semmai porteranno via i rom, i neri, gli ebrei -non necessariamente in quest’ordine- e poi toccherà a quelli che scrivono troppo...Ti saluto.

DA io@gmail.com

A amico.a@hotmail.it

Hai ragione. Buona domenica e buona fortuna.

Libero Venturi

Pontedera, 12 Luglio 2018

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“Non chieder più./ Nulla per te qui resta,/ non sei della tribù,/ hai sbagliato foresta” è la “Cabaletta dello stregone benevolo” da “Il muro della Terra”, 1975 di Giorgio Caproni

Libero Venturi

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