Destra e sinistra
di Libero Venturi - domenica 14 maggio 2017 ore 08:00
Destra e sinistra
La distinzione aveva a che fare sopratutto con "l'uguaglianza". La gente di destra storicamente pensava che occorressero diseguaglianza e competizione per progredire. Il popolo di sinistra, alla rovescia, ha sempre teorizzato l'uguaglianza come motore di crescita sociale ed equilibrata. E semmai l'emulazione, invece della competizione. Poi le cose si sono complicate un po'. Innanzitutto a sinistra l'uguaglianza si è ritenuto meglio concepirla nella fase stimolatrice di partenza e non in quella, altrimenti livellatrice, di arrivo. Inoltre è bisognato far andare d'accordo uguali e diversi per valorizzare giustamente le differenze: diversamente uguali o ugualmente diversi. Nel frattempo una certa sinistra estremista ha teso a sovrapporsi ad una certa destra radicale e viceversa, come se la storia fosse compresa entro un cerchio ininterrotto. Compresa si fa per dire, perché poi i populismi, sovrapponendosi al popolo, hanno raccolto e gonfiato tutto ciò, trasformando la democrazia in demagogia e non ci si è capito più un cazzo di niente.
Destra e sinistra così sono diventati una tautologia. È di destra ciò che sta a destra e di sinistra quello che si trova dall'altra parte. In mezzo c'è il centro che, come l'universo, non si sa di preciso se si restringe o si dilata. E quale delle due cose convenga. Ci sono perfino buontemponi che teorizzano il sopra e il sotto. Magari arriveranno pure i fautori ciarlatani dell'obliquo, se non sono già all'opera. Anche il linguaggio non aiuta, obbedisce a questa politica o ne viene influenzato. Il linguaggio è affatto parziale e sicuramente conservatore. Un esempio? Prendiamo proprio "destra" e "sinistra". Diciamo "destreggiarsi" per descrivere una qualche particolare abilità o, comunque, la capacità di cavarsela. Invece si usa il termine "sinistro" per dire di persone e cose poco raccomandabili oppure per indicare un incidente: ha avuto, c'è stato, ha provocato, ha subito un sinistro. E con "tiro mancino", s'intende un brutto scherzo o peggio, giocato a qualcuno. Infine si dice "dare il destro" nel senso di offrire un'opportunità, alzare una palla da schiacciare o mettere in rete: basta non confondersi perché, a seconda dello sport, gli effetti della messa in rete sono opposti. Ma tant'è. Oltretutto anche nella vita non si offre mai il sinistro. Nemmeno i mancini lo fanno. Siamo una maggioranza silenziosa di destrorsi.
Per fortuna nella differenza tra destra e sinistra c'è di mezzo anche la "fraternità" o "solidarietà", sempre fondamentale per arginare il diffondersi di razzismi, xenofobie e simili banalità del male. Oggi come oggi tornate molto in voga, sopratutto a destra. Oggi come ieri. E poi la "libertà" perché, come ne "La fattoria degli animali" di Orwell, gli uomini sono tutti uguali, ma ci sono uomini più uguali degli altri, specie a sinistra, oltre a pisani e fiorentini. Ed è la libertà la regolatrice dell'uguaglianza. Ma anche viceversa. Perché, come l'uguaglianza, anche la libertà è spesso presa a pretesto per cose inqualificabili: come la libertà di tutti gli inculapopoli alle varie latitudini. Per capirsi, quella raffigurata nelle vignette di Altan del famoso ombrello che ti ritrovi in quel posto: qualcuno ti ce lo pianta e non ti puoi nemmeno agitare, faresti il suo gioco. Devi solo sperare che almeno non si apra. Ecco diciamo che se sei di sinistra -e non di destra- non devi necessariamente prenderlo nel posto di cui sopra, ma, sopratutto, non dovresti, mai e poi mai, trovarti dalla parte di chi tiene l'ombrello.
La Cina
"Quando viene Mao, tanta pastasciutta a tutti!" diceva, al Bar La Posta, "Cucciolo", un uomo "semplice", con due orecchie a sventola come il nano, da cui il soprannome. Il buffo è che era alto, oltre che secco come un uscio. Povero, allampanato "Cucciolo", si capiva che la pastasciutta doveva essergli mancata e non credo solo quella. Pure il secondo non doveva essere stato né ottimo, né abbondante. E, forse, anche un po' di comprendonio difettava. Erano gli anni sessanta e la Cina era vicina. Quella di Marco Bellocchio al Festival di Venezia. Che poi era più una storia incrociata di corna.
Mao è venuto e se n'è andato, la Cina è qui, ma lascia il tempo -e il mercato- che trova. Anche "Cucciolo" non s'è più visto. Chissà dov'è e se ancora vive. E, anche se no, chissà dov'è comunque. Se è in vita spero si possa concedere perfino qualche indigestione e, se no, che gli sia almeno toccato un paradiso di pastasciutta. Sempre che il paradiso esista, beninteso.
Ci resta Berlusconi: quando viene, anzi quando e se torna, dentiere gratis a tutti! Così promette. A tutti gli over 60, naturalmente, ma ci rientro bene. Dalla pastasciutta alle dentiere, passando per il comunismo -cinese- ed il mercato. L'orizzonte si restringe, ma si specializza. Resta ancora intorno alla tavola di pochi e davanti alla fame di molti.
Oggi come ieri ci sono partiti di pochi che pretendono di rappresentare molti e partiti di molti che si riducono a rappresentare pochi. Occorrerebbe un partito di molti che rappresentano molti. Semplice. Forse sarebbe andato bene anche a "Cucciolo".
Libero Venturi
Pontedera, 14 Maggio 2017
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Questa "genialata" di chi sta da una parte o dall'altra dell'ormai classico ombrello "altaniano" in culo, con rispetto parlando, per distinguere destra e sinistra, mi chiedo se è davvero un mio parto creativo. Non è che l'ha già detta Michele Serra? Tanto per rammentarne uno bravo, accidenti anche a lui. Tutto è già stato scritto, anche le segate. Be', per onestà intellettuale ho palesato il dubbio. Diciamo così: se questa cosa l'ho inventata io, bravo. Se invece è di altri, prendetela come una colta citazione e non un plagio. E se no, a proposito di ombrello, prendetevela tutti in quel posto. Sempre con rispetto parlando.
Libero Venturi