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lunedì 09 dicembre 2024

RACCOLTE & PAESAGGI — il Blog di Marco Celati

Marco Celati

MARCO CELATI vive e lavora in Valdera. Ama scrivere e dipingere e si definisce così: “Non sono un poeta, ma solo uno che scrive poesie. Non sono nemmeno uno scrittore, ma solo uno che scrive”.

Biografia emotiva

di Marco Celati - mercoledì 20 novembre 2024 ore 08:00

Abito Fuori del Ponte nei palazzi che nessuno sa di che colore sono. E non perché sia un colore anonimo, anzi, è una tinta particolare, singolare per dei condomini: una sfumatura di verde-celeste che però non si sa di preciso che colore sia. Appunto. Dipende dall’aria, dalla luce del cielo. Ma, alla fine, il colore sta negli occhi di chi guarda. Prima e ancor più della bellezza, quella che, dice, salverà il mondo, ma può essere anche bruttezza e allora lo condannerà. Abito in quei palazzi di un quartiere popolarissimo e non so se ci frega del colore. Che si salvi il mondo, speriamo di sì, con tutti i nuovi cittadini che ci abitano e aria, terre, fiumi, mari e questa bella derbe famiglia e d’animali. Ma non è detto e allora: bona Ugo! Comunque mi piace stare lì, mi sento sufficientemente solo e in compagnia di altri, dovunque vengano o vogliano andare. Stanziali da generazioni o viaggiatori della Terra. E la nostra identità è di esseri umani, con tutte le sfumature della vita e del mondo.

La mia Panda per certe destinazioni ormai ha il pilota automatico: lo inserisco e sono all’Ikea. Vediamo mobili che acquistiamo e soprattutto che non acquisteremo mai, e sono a buon prezzo pur dandosi un tono, nomi improponibili e relative istruzioni di montaggio. Dio stramaledica gli svedesi! Pranziamo là, già che ci siamo. Il solito: tu salmone e purè, io polpette di carne e segatura di betulla con marmellata di mirtilli. Caffè, che non sarebbero lunghi, né difficili, se non fossero da ordinare a una macchina intelligente, almeno più di me, che sostituisce chi stava alla cassa, ma avrà dato lavoro a chi la produce. Accidenti anche a lei! Sulla via del ritorno, rotatorie e buche che prendo tutte in accelerazione centrifuga e grandi sobbalzi. Non ne perdo una. Dici, guidi così male che il salmone dell’Ikea si ripropone, risale. Del resto è quello che sa fare, rispondo. Scherzi a parte, la vita potrebbe essere divertente. E non solo ridicola come una lettera d’amore.

Siamo come navi che passano nella notte. Quando sogno, sogno cose che non mi riescono. O che sbaglio. Poi mi sento il cuore pesante. Non arrenderti, non arrenderti al degrado della vita. All’affanno. Bisogna imparare a sbandare con grazia: una studentessa chiede che sia la scuola a insegnarlo, senza punire ogni errore. Ricorda, Signore, questi servi disobbedienti/ alle leggi del branco./ Non dimenticare il loro volto che, dopo tanto sbandare,/ è appena giusto che la fortuna li aiuti.

In Chiesa, al funerale del babbo di un amico, cantavano. Camminerò alla presenza del Signore, nella terra dei viventi… Luomo è come lerba, come il fiore del campo. Non sono credente, ma mi piace ascoltare il Vangelo, la liturgia. E la terra dei viventi è bella da sentir dire e camminare, che ci sia o meno la presenza del Signore. Se c’è è meglio per chi crede. Forse anche per chi no. Chissà. E che siamo come l’erba e il fiore del campo è vero: è la nostra natura, la nostra vita, breve o più duratura, piegata e mossa dal vento.

Lo sai: debbo riperderti e non posso/… Cerco il segno/ smarrito, il pegno solo chebbi in grazia/ da te./ E linferno è certo. Clizia o la Mosca è sempre un dilemma, per Montale e per noi. L’inferno e non il paradiso. Ma è il purgatorio quello che ci spetta, perché il triangolo no, non l’avevamo considerato. Zero.

Torniamo a casa. Su di noi un cielo indaco e la nuvolaglia biancogrigia dietro cui esplode e si accende il prodigio del sole. Il tramonto acceca la città, che scorre lungo il decumano, la Provinciale, verso il mare lontano. È un portento l’Universo in cui siamo: le stelle, i mondi, la vita e altro. La vita e niente, la vita e tutto. Materia oscura e luminosa.

Marco Celati

Pontedera, Novembre 2024

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P.S. Innamorati di tutti i Paesi, unitevi, ma non prendetevela con me! È stato Pessoa a scrivere alla fidanzata: “Tutte le lettere d'amore sono/ ridicole./ Non sarebbero lettere d'amore se non fossero/ ridicole”. Per la verità ha aggiunto anche: “Ma dopotutto/ solo coloro che non hanno mai scritto/ lettere d'amore/ sono/ ridicoli”. Per il resto chiedo scusa per le comparsate estorte nel testo a Ugo Foscolo, Fëdor Dostoevskij, Fabrizio De André, Eugenio Montale, Renato Zero, all’Ikea. E agli svedesi, che Dio li abbia in gloria!

Marco Celati

Articoli dal Blog “Raccolte & Paesaggi” di Marco Celati