La virtù del non fare
di Nicola Belcari - mercoledì 18 settembre 2024 ore 08:00
L’arte della politica (ancora diciassette lettere) nelle “repubbliche” dove la res pubblica è ridotta da sempre e ovunque (Stendhal, Maupassant, Zola) a caciotta e carne di porco.
Il politico saggio segue l’insegnamento del Tao. La saggezza del non fare. L’arte dimenticata. Lasciare le cose scorrere. Se scegliere il silenzio non è possibile nelle attuali democrazie televisive, allora s’impieghi la lezione dei maestri, con la formula: vedremo, faremo, c’è da attendere questo o quello. I politici invece sembrano morsi dalla tarantola, preda di un attivismo sconsiderato, un inutile animarsi, un vano dibattersi. E i danni ricadono su di noi.
La parola “riforme” (detta da loro) suscita sgomento e (nei soggetti sensibili) cagiona l’orticaria. Per fortuna, il più delle volte, si tratta solo di annunci (nell’intenzione incoraggianti promesse, nel risultato oscure minacce).
Una delle risorse positive dell’alternanza delle élites al potere e dell’avvicendamento di partiti avversari è che il “nuovo” arrivato cancella i provvedimenti di chi l’ha preceduto. È la virtù dell’annullamento.
Si può ritenere che l’andamento economico risenta dell’opera di un governo piuttosto che di quella di un altro? Si può credere ai numeri di pseudostatistiche del lavoro, della produzione, del pil, ecc.? ma sì, con più di diecimila religioni nel mondo perché non si dovrebbe essere liberi di credere nel PIL? Si può pensare che un capo carismatico, un individuo, fosse pure eccezionale, possa da solo guidare uno Stato? Certo che sì. Che bisogno c’è di coordinare un’équipe espressione di un vasto “blocco sociale” e dell’aiuto di esperti? Quando piuttosto c’è da tenere a bada degli scalpitanti vice-qualcosa.
Le attuali, moderne, (europee e non) sono democrazie “rappresentative” nel senso che si rappresentano, si mettono in scena? Non c’è bisogno di un ministero della propaganda: è compito dei media trasformare nullità in personaggi, mediocrità in talenti, buone attitudini in genialità; accostare i grandi dell’Umanità ai protagonisti dell’industria del passatempo a buon mercato, del divertimento confezionato come stordimento di massa.
Se poi l’attivismo (finto o effettivo) arriva a concepire la partecipazione (diretta o indiretta) alle guerre, allora si è decisamente esagerato: poiché nemmeno finendo per credere agli ideali proclamati (veri o fasulli) ciò sarebbe ammissibile. I Popoli sgomenti rivolgano ai propri governanti una preghiera: continuate a litigare (a parole) con la concorrenza, propagandate le vostre ricette per il Bene, il Buono e il Giusto, non mettete a rischio i vostri interessi, non scherzate col fuoco. Avete dimenticato quanto avete brigato per essere lì dove siete e perché?
Nicola Belcari