L’MMPI e il mito della valutazione “oggettiva” dei test psicologici
di Adolfo Santoro - sabato 30 marzo 2024 ore 08:00
Gentile Ministro di Grazia e Giustizia,
Le scrivo per segnalarLe cose già scritte nei primi decenni di questo secolo a proposito dell’inadeguatezza dell’uso del test MMPI (Minnesota Multiphasic Personality Inventory) nel concorso della Magistratura. Sono cose, ripeto, già risapute, ma di fronte a quanto Nadia Urbinati, docente di Scienze Politiche alla Columbia University, ha affermato “ … uno dei peggiori governi, e non tanto per ragioni ideologiche ma per questioni etiche e professionali: è una classe dirigente scadente, inappropriata e pre-democratica”, bisogna tornarci sopra! Insomma bisogna tornare alle parole di Serge Latouche, ribadite da Fabian Scheidler, “Così la megamacchina neoliberista sta distruggendo il nostro Mondo”. Cercare di cambiare la Costituzione, cercare di mettere il guinzaglio a giudici e giornalisti, occupare le televisioni, limitare la libera espressione nelle università sono solo alcuni aspetti di ciò che sta succedendo sotto i nostri occhi: l’Orbanizzazione, l’Ungherizzazione, l’Angherizzazione dell’Italia.
Ma veniamo all’MMPI, un test che viene utilizzato nella selezione delle Forze dell’Ordine, con quali risultati si sa: alto numero di suicidi, uso delle armi per uxoricidi ed altri reati affini, affermazioni del tipo “Mattarella non è il mio presidente perché non l’ho eletto io” e richiesta dell’abolizione del reato di tortura. Inutile dire che ci sono già Agenzie di psicologi che guadagnano profumatamente nell’addestrare chi deve essere sottoposto all’MMPI nei concorsi delle Forze dell’Ordine: ampliare l’MMPI agli aspiranti magistrati sarebbe ben accolto da queste Agenzie.
L’MMPI, che è stato elaborato quasi un secolo fa, come tutti gli strumenti psicometrici proiettivi (dal Rorschach in poi), non è ciò che millanta di essere: un qualcosa che permette una diagnosi “oggettiva”, “scientifica”. Questi test sono invece strumenti che avvalorano i pregiudizi di chi li usa. Già una quindicina di anni fa Umberto Galimberti affermava che i test danno l’impressione, l’illusione di scientificità, garantendo “la professionalità dello psicologo anche nel fallimento dell’incontro“.
In un articolo del 1972 (“Where have we gone wrong? The mistery of the missing progress” in J.N. Butcher, Objective Personality Assessment, Academic Press, New York, 1972), uno dei due “inventori” dell’MMPI, Starke Hathaway, mosse critiche radicali all’impiego dei metodi naturalistici nell’indagine sulla personalità: “Se il lettore sostiene la tesi che lo sforzo degli ultimi quarant’anni abbia prodotto test e inventari di personalità di sicura efficacia, lascio a lui il compito di provarlo… Devo ammettere che posso impiegare solo deboli argomenti a favore della validità pratica dei test… Se mi chiedessero di esibire un’ evidenza convincente che, in un’ora, un determinato intervistatore non può fare bene e meglio, non esiterei ad accettare la sfida“. Egli concludeva che non si possono applicare nello studio della personalità “gli stessi strumenti matematici e gli stessi disegni di ricerca che sono serviti per risolvere problemi in altri campi della scienza … (perché) l’analisi fattoriale, l’analisi della varianza e altri feticci sono procedure standard per l’analisi della personalità, ma ciò che non va nei test è stato causato proprio dalla applicazione di queste strategie statistiche“, (per cui) lancio una sfida alla metodologia della scienza applicata alla psiche, invocando perfino uno scetticismo iconoclasta; comunque non darò nessuna direttiva convincente per qualcosa di nuovo“.
In una review del 1993 Edward Helmes e John Reddon (“A perspective on developments in assessing psychopathology: A critical review of the MMPI and MMPI-2” in Psychological Bulletin, 113 (3), 453-471)) mettevano in dubbio l’efficacia degli aggiornamenti dell’MMPI.
In una review del 2003 (“Forensic Use and Abuse of Psychological Tests: Multiscale Inventories” in Journal of Psychiatric Practice Vol. 9, No. 4)) Richard Rogers affermava: “Gli inventari multiscala sono stati talvolta definiti “test oggettivi”, un’espressione ancora usata periodicamente. Il termine “test oggettivi” è un termine improprio che può creare una falsa impressione tra i professionisti della salute mentale. Sebbene il punteggio sia oggettivo, l’interpretazione non lo è. In pratica, i medici generalmente selezionano interpretazioni specifiche da una panoplia di possibili interpretazioni già pubblicate, come quelle trovate in un manuale MMPI-2 o in un rapporto computerizzato.”. Rogers riscontrava tre “trappole” in cui cadono gli psichiatri che fanno uso/abuso degli inventari di personalità: 1) la difficoltà di lettura e comprensione degli items; 2) l’indimostrata equivalenza linguistica delle versioni tradotte in altre lingue; 3) le “interpretazioni selezionate”. A proposito di queste ultime egli si chiedeva: “Come fa il medico a selezionare l’interpretazione “corretta” di un test di fronte a dozzine – a volte centinaia – di possibilità? I medici con una conoscenza sofisticata della validazione del test potrebbero essere in grado di selezionare le interpretazioni che sono meglio validate. Un errore comune per la maggior parte dei medici, tuttavia, è selezionare l’interpretazione che “si adatta meglio” al singolo paziente. Questo processo di “prendere il meglio e lasciare il resto” è noto come “cherry-picking” (“raccogliere ciliegie”). È un’impresa pericolosa che implica l’auto-selezione di conferma delle interpretazioni e lo scarto di interpretazioni che non si adattano alla propria visione clinica. La selezione selettiva costituisce una forma estrema di bias di conferma e non dovrebbe essere utilizzata nella pratica clinica o forense. Gli psichiatri dovrebbero regolarmente chiedere ai loro consulenti: “Dato il numero di possibili interpretazioni, come siete arrivati a queste conclusioni?” e “C’erano altre interpretazioni che non si adattavano anche al paziente?”.
Poiché, dunque, il rischio di inferenze arbitrarie è molto alto, gli “Inventari di personalità” sono strumenti inadeguati, soprattutto se generici. Come valida alternativa Le suggerirei, gentile Ministro, di promuovere confronti paritari all’interno dell’Associazione Nazionale Magistrati, all’interno delle quali analizzare le motivazioni di chi ambisce al potere ed alle posizioni apicali. Ma, se Lei insiste sull’uso di test più efficaci e specifici, Le suggerisco di partire dagli screening per la “Tetrade Oscura” (“Dark Tetrad”), i cui componenti sono
1) il machiavellismo, cioè la tendenza ad un atteggiamento manipolativo e ingannevole, che di solito consegue alla mancanza di rispetto per gli altri;
2) il narcisismo, cioè la preoccupazione egoistica per la propria immagine che è caratterizzata dal fascino;
3) la psicopatia, cioè la mancanza di empatia con risposte emotive superficiali, scarso senso di colpa e ricerca di attività estremamente stimolanti, con conseguente impulsività e predisposizione al conflitto interpersonale;
4) il sadismo, cioè trarre piacere dall’infliggere dolore, dall’umiliare gli altri infliggendo sofferenza fisica, sessuale o psicologica per affermare potere e dominio o per piacere e divertimento.
La “Tetrade Oscura” è destinata ai criminali, una classe di persone che ha molto in comune con i politici ed i finanzieri; Le ricordo l’affermazione di Roberto Scarpinato, che, a proposito della mafia, ha affermato: “da quando sono in Parlamento i clan li vedo accanto a me”.
Se Lei si sottoponesse ai test della “Tetrade Oscura” (e non, banalmente, all’MMPI, come ha già fatto), avrei motivo per ragionare psichiatricamente sul Suo caso! Mi limito perciò a sottoscrivere le affermazioni del procuratore di Napoli, Nicola Gratteri: “Se li vogliamo fare (i test), dovrebbero essere fatti per tutti i settori apicali della Pubblica amministrazione, per chi ha responsabilità di governo, incarichi regionali e comunali, per chi si occupa della gestione della cosa pubblica … Ai politici farei fare anche il narco-test e l’alcol-test. Chi è sotto effetto di droga non solo può fare ragionamenti alterati ma è anche ricattabile”. Gratteri ricorda, evidentemente, anche i risultati di uno “scherzo” delle “Iene”, che trovarono segni di un elevato consumo di cocaina tra i parlamentari italiani!
Arricchirei, inoltre, i test della “Tetrade Oscura” con una batteria di test sulla “corruzione” e sull’”etica”, argomento, quest’ultimo, su cui Lei non mi sembra ben ferrato.
Buona Pasqua, comunque, a Roberto Scarpinato, a Nicola Gratteri ed anche a Lei, nella speranza che la Resurrezione del Cristo la inspiri a risorgere da se stesso nello spirito del Cristo, che, come si sa, non era schierato con i potenti.
Adolfo Santoro