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PSICO-COSE — il Blog di Federica Giusti

Federica Giusti

Laureata in Psicologia nel 2009, si specializza in Psicoterapia Sistemico-Relazionale nel 2016 presso il CSAPR di Prato e dal 2011 lavora come libera professionista. Curiosa e interessata a ciò che le accade intorno, ha da sempre la passione della narrazione da una parte, e della lettura dall’altra. Si definisce amante del mare, delle passeggiate, degli animali… e, ovviamente, della psicologia!

La terapia online

di Federica Giusti - venerdì 30 aprile 2021 ore 07:30

Nel corso di questo anno, da marzo 2020, la terapia online è entrata a pieno titolo nelle nostre vite. Questo, sopratutto nella prima fase di gestione della pandemia, è stato un modo alternativo alla presenza, molto utile per poter continuare a prendersi cura delle persone anche a distanza e in totale sicurezza.

Ad oggi, i protocolli nazionali e regionali, permettono di fare terapie in presenza senza grandi rischi di contagio. Abbiamo dalla nostra la sanificazione degli ambienti, l’areazione dei locali, la distanza, l’igienizzazione delle mani, la mascherina, la misurazione della temperatura, e, sopratutto, il buon senso di ognuno di noi.

Eppure, nonostante tutto, le terapie online persistono. Sono diminuite, almeno nella mia esperienza, ma rimangono.

Perché? A mio avviso, le motivazioni sono molteplici.

Innanzitutto la tecnologia è frutto dei nostri tempi. E la modalità online, secondo me, non poteva non entrare a gamba tesa nella nostra attività clinica. I social ci permettono di essere in contatto e di farci, in quanto professionisti, trovare da persone anche molto lontane. Terapie fuori regione o addirittura fuori dall’Italia permesse grazie alla videochiamata. Che senso ha? Perché non trovare un terapeuta più vicino? Beh, forse la questione è proprio quella di voler e poter scegliere in base alla persona e non alla zona. E questo credo sia un diritto di ognuno di noi quando si devono operare scelte relative al nostro benessere e alla nostra salute.

Ma non sono soltanto le persone fisicamente distanti a cercare e volere la terapia online. Ci sono alcuni che si sono trovati meglio con questa dimensione per diversi motivi. Innanzitutto per la comodità di tempo e di spazio. Ritagliarsi un’ora che sia tale, senza dover considerare il viaggio. Togliere la mascherina e potersi far vedere in viso a tutto tondo. E vedere nel volto il terapeuta. Oltre alla questione sicurezza che, per quanto ribadisca che siamo in sicurezza, alcune persone temono per la loro salute spostandosi. Ogni visione, ogni idea va accettata ed accolta, a mio avviso.

Dare la possibilità di scegliere è fondamentale.

Molti colleghi guardano alla terapia online come la disfatta della terapia stessa. Io non credo sia così. Io credo che anche online si possa fare terapia e che questa possa avere la stessa efficacia di quella in presenza, a patto che vengano garantite da ambo i lati alcune “misure”. Innanzitutto deve essere possibile ritagliarsi uno spazio che renda il tutto “a prova di privacy”, le persone devono sentirsi libere di parlare senza essere disturbate da colleghi, familiari, passanti o altro. Il luogo deve essere comodo, la connessione buona così come l’illuminazione della stanza scelta e vanno limitate le distrazioni.

Una volta raggiunte queste condizioni, la terapia online può iniziare e può davvero annullare la distanza.

Mi appello ai colleghi: non iniziamo subito a temere i cambiamenti e le nuove sfide, proviamo a vedere cosa possiamo o non possiamo fare. Poi ognuno è libero di scegliere la modalità con la quale lavora meglio, ma credo che demonizzare scelte diverse dalle nostre non sia il passo migliore da compiere, né per la comunità dei professionisti, né, ancora peggio, per i nostri utenti.

Capiamo. Accogliamo. Accettiamo le sfide. E decidiamo sempre la migliore dimensione per noi!

Federica Giusti

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