Parole d’amore regalate al vento
di Federica Giusti - venerdì 05 aprile 2024 ore 09:00
Anni fa Luca mi regalò un libro bellissimo. Si trattava di Quel che affidiamo al vento di Laura Imai Messina. Regalo casuale ma che, come spesso accade con i romanzi, non è entrato nella mia vita in un momento a caso. Ho iniziato a leggerlo durante un lutto di una persona a me cara e nella fase iniziale di malattia di mio padre. Non era voluto. È capitato. E per fortuna è capitato.
Sì perché è stata una lettura terapeutica. Non conoscevo la storia della cabina delle parole a cui i giapponesi affidavano i loro pensieri per i cari persi durante lo tsunami del 2011, ed è stato illuminante.
Dal 21 dicembre 2023, giorno del solstizio d’inverno, anche la Toscana può vantare la presenza della sua cabina delle parole al vento. Si trova in provincia di Pisa, per la precisione su una collina panoramica a Capannoli ed è lì per permettere di parlare con chi non è lì con noi.
Detta così può sembrare una cosa folle o, ancora peggio, inutile. Ma in realtà, al livello simbolico, è potentissimo.
In terapia si usa la tecnica della sedia vuota quando vogliamo che il paziente possa affrontare dialoghi con qualcuno di significativo, la cabina della parole al vento permette di fare qualcosa di simile. A livello proiettivo, permette di parlare con chi vogliamo, con chi non è lì in quel momento o con chi non potrà più essere lì, affidandogli i nostri pensieri, i nostri saluti, le nostre difficoltà.
Non sarà risolutivo in termini di concretezza, ma potrà avere un potere psicologico molto forte e di sicuro impatto, permettendoci di fare pace e cercare di risolvere alcuni grovigli interiori che ci legano ad alcune persone.
In questo modo potremmo comprendere meglio i nostri vissuti e le nostre emozioni, cercando di andare a toccare questioni irrisolte, conflitti ed emozioni disfunzionali.
Ovviamente, a differenza di quello che avviene in terapia con la sedia vuota, non c’è il terapeuta che può aiutare e facilitare il processo di elaborazione del lutto, reale o immaginario che sia, ma intanto può permettere di entrare in contatto con qualcosa che, magari, prima, tendevamo a non sentire e non vedere.
Se ci sarà necessità di fare un lavoro terapeutico, lo si potrà fare, ma intanto la cabina delle parole al vento può permettere di lasciar andare e di prendere consapevolezza.
Grazie a Marco Vanni che ha avuto questa idea a mio avviso affascinante e utile al contempo.
Qualsiasi iniziativa che aiuti ad entrare in contatto con la propria parte emotiva è sempre ben accetta!
E voi? Siete già stati ad affidare il vostro cuore al vento?
Federica Giusti